Tu chiamale se vuoi… epurazioni
Immaginate una società in cui il tasso di disoccupazione scende ai minimi storici, in cui la povertà tocca solo il 5% della popolazione, in cui il problema della violenza è completamente risolto. Chi non desidererebbe esperire un’utopia del genere? E cosa sareste disposti a perdere per vivere questo miracolo?
Beh sì, perché uno scotto da pagare deve esserci, una contropartita cui sottostare in cambio del Paradiso in Terra. Nel futuro prossimo venturo ideato dal regista James DeMonaco il patto con il diavolo si chiama “Sfogo Annuale” (ovvero The Purge, come suggerisce il titolo originale): 12 ore in cui non esistono più regole e ognuno può liberare le proprie bestialità, fino all’omicidio. Nell’interminabile notte della Purga la polizia e gli ospedali non rispondono, non esiste crimine punibile, e allo scattare delle ore 7 del mattino tutto rientra nella normalità, nell’idillio di una quotidianità senza violenza. La notte del giudizio semina argomentazioni da acquolina in bocca: perché la famiglia protagonista, i Sandin, vive in un quartiere più che agiato, e allo scoccare dell’ora X dovrà barricarsi in casa anzitutto per difendersi da vicini altrettanto “benestanti”, pronti a far traboccare ogni impulso trattenuto; perché nella caccia e nel massacro a pagare il prezzo più alto saranno i poveri senza rifugio, e allora lo Sfogo assumerà i contorni della pulizia etnica; perché il ritratto di una società paranoica e priva di ideali passa attraverso la codificazione di una regola assurda ma paradossalmente patriottica (“Permettici di compiere il nostro dovere di americani”, chiede al signor Sandin un raffinato killer in giacca e cravatta). Il tutto calato in un’atmosfera futuristica e fantascientifica – siamo nel 2022 – realistica e concreta, che pur riesce a trasfigurarsi in un’allegoria economico-culturale lontana da ridondanze hollywoodiane che probabilmente avrebbero sacrificato buona parte degli assunti di partenza. La materia però è incandescente, al punto da sfuggire di mano al proprio artefice: nella seconda parte di The Purge bisogna andare a tentoni, come i Sandin quando restano terrorizzati al buio nella loro magione, alla ricerca di altre buone riflessioni. Così, mentre lo script si rifugia in un home invasion non proprio originalissimo, possiamo scorgere fra le righe il senso di una catarsi disperata, che trasforma le persone comuni in “maniaci” in lotta coi propri simili. Si riaffacciano nella nostra memoria i drughi di Arancia meccanica, gli asettici Funny Games di Haneke, l’angosciante disagio del sottostimato The Strangers. Come a dire che la violenza è una componente insita nella natura umana, al pari di tutte le altre emozioni. È l’eccesso che porta alla dimenticanza di sé (ovvero al sonno dell’intera civiltà), generando il mostro della disumana lotta per la sopravvivenza.
La notte del giudizio [The Purge, USA 2013] REGIA James DeMonaco.
CAST Ethan Hawke, Lena Headey, Adelaide Kane, Rhys Wakefield.
SCENEGGIATURA James DeMonaco. FOTOGRAFIA Jacques Jouffret. MUSICHE Nathan Whitehead.
Thriller, durata 85 minuti.