66° Festival del film Locarno, 7 – 17 agosto 2013, Locarno
And the Pardo goes to…
Il Pardo d’oro della sessantaseiesima edizione del Festival del film Locarno è stato vinto da Historia de la meva mort del regista catalano Albert Serra. La morte in questione è quella di Giacomo Casanova, personificazione dello scettico e ironico razionalismo settecentesco.
Assoluto protagonista della prima parte, il nobile veneziano, malato, sceglie di andare a morire nei Carpazi. Nella seconda metà del film viene quindi affiancato da un’altra icona della letteratura e della cultura europea: il Conte Dracula, il quale diventa simbolo dell’avvento imminente dell’inquieto e irrazionale romanticismo ottocentesco. Story of My Death è un film “filosofico”, o − volendo − un visionario compendio della storia culturale europea, rappresentata nel passaggio fondamentale tra due epoche e mentalità opposte ma anche consequenziali. I dialoghi caratterizzati da un’elegante ironia, d’ascendenza vagamente bunueliana, frequenti all’inizio, lasciano spazio ai lunghi silenzi, soprattutto notturni, che costituiscono la cifra stilistica dominante nella seconda parte, risuonando anche in momenti in cui la narrazione sembra “bloccarsi” su particolari o su singoli attimi. Questa è solo la prima delle contrapposizioni visive tra le due parti, che simboleggiano le diversità tra le due culture e i due modi di concepire il mondo: per esempio, il dominio degli interni “illuministi” contro la predominanza degli spazi aperti “romantici”, oppure il contrasto giorno e notte o tra ambientazione borghese e sfondo contadino. Per ribadire i riferimenti colti alla storia della cultura europea, la fotografia gioca molto con i riferimenti pittorici, ricordando per esempio certi prodotti fiamminghi o i paesaggi affascinanti e inquietanti ottocenteschi. Serra realizza un film certamente ostico, il cui fascino iniziale rischia di perdersi in un’eccessiva lunghezza; non tanto e solo per motivi di prolissità, quanto perché la durata allargata rischia di far apparire la riflessione e la rielaborazione culturale in molti punti non giustificate e anche un po’ frutto di una certa supponenza intellettualistica. Il messaggio sarebbe arrivato quindi a destinazione con maggiore efficacia, e la rilettura allegorica del passaggio epocale per la mentalità europea (e mondiale) sarebbe stata più calzante ed incisiva se il film fosse durato almeno mezz’ora in meno. Rimane comunque perlomeno interessante la scelta di puntare su Giacomo Casanova e sul Conte Dracula come allegorie di due culture, e di dipingerle come figure sofferte e consapevoli del loro essere simboli. Il rischio è che il film di Serra diventi a sua volta simbolo di una certa diffusa concezione di cinema “d’autore” nel senso più qualunquista e negativo del termine, puntualmente per pochi e puntualmente premiato dai grandi festival.
Story of My Death – Historia de la meva mort [Historia de la meva mort, Spagna/Francia 2013] REGIA Albert Serra.
CAST Vincent Altaio, Clara Visa, Noelia Rodenas, Montse Triola, Lluis Serrat.
SCENEGGIATURA Albert Serra. FOTOGRAFIA Jimmy Gimferrer. MUSICHE Ferran Font, Enric Juncà, Joe Robinson, Marc Verdaguer.
Drammatico/Filosofico/Fantastico, durata 148 minuti.