66° Festival del film Locarno, 7 – 17 agosto 2013, Locarno
Charlot a Locarno
Alla platea della Piazza Grande, venerdì sera, il 66° Festival del film di Locarno ha regalato una piccola/grande chicca: dopo aver consegnato il “Leopardo Club Award” a Faye Dunaway e prima di iniziare con i film della serata, è stata infatti proiettata, a sorpresa, la breve comica con cui nel 1914 esordì Charlot: Kid Auto Races at Venice, conosciuto in Italia come Charlot si distingue.
Il cortometraggio, oltre a presentare l’aspetto fisico del vagabondo che diventerà emblematico nella storia del cinema e nel suo immaginario, introduce anche quella che sarà l’essenza della comicità chapliniana, almeno fino al passaggio dai corti ai lungometraggi: una comicità irriverente, anarchica, dannosa e “cattiva”, quasi antagonista. Charlot, infatti, irrompe in un’arena in cui si svolge una corsa automobilistica per bambini (cioè, con macchine giocattolo che acquistano velocità dopo essere spinte da una discesa). Non sognando nemmeno di rimanere dietro le balaustre come gli altri comuni spettatori, Charlot continua a entrare in pista: oltre a rischiare di essere investito e di far sbandare i giovani guidatori, litiga con gli altri spettatori, con le guardie e soprattutto con il cameraman addetto a immortalare l’evento, che si vede il campo continuamente invaso dal vagabondo. Vediamo quindi già forte la carica irriverente e anarchica della prima comicità chapliniana, quella che ha caratterizzato perlomeno il periodo “Keystone”: prevalente era una cattiveria che gradualmente si stempererà in un sentimentalismo sempre più evidente nei lungometraggi (ma che comunque non si perderà mai del tutto, tornando esplosivamente per esempio in Monsieur Verdoux). Qui invece Charlot è egoista, sbeffeggiatore, irriverente e cattivo, come dimostra, per esempio, il gratuito schiaffo finale dato al bambino. Siamo di fronte all’inizio di una delle due fondamenta della storia del cinema comico: una rappresentata da Chaplin, l’altra da Buster Keaton. Se infatti la comicità fisica e goffa di quest’ultimo diventa espressione della stonatura e della mancata intesa tra individuo e contesto, quindi della comicità “difensiva” in qualche modo espressione di un malessere, la comicità di Chaplin è al contrario aggressiva e arrogante, espressione di un’anarchia sbeffeggiante, fatta di calci nel sedere presi e soprattutto dati. Merito quindi del festival di Locarno è avere ricordato che il cinema di Chaplin non è stato solo la retorica del discorso finale de Il grande dittatore, ma che è stato a lungo portatore anche di una sana cattiveria. Infine, Kid Auto Races at Venice è anche uno dei primi esempi di metacinema, con le inquadrature del cameraman “rovinate” dal vagabondo.