Sulla natura (di immagini e parole)
Anita racconta di miti e di origini. A chiarire fin da subito la propria intenzione, si apre sulle parole e le immagini d’epoca di un Federico Fellini che spiega brevemente il contenuto del soggetto Viaggio con Anita, scritto assieme a Tullio Pinelli e mai trasformato in film: il viaggio di Guido che, per seppellire il padre, torna a casa, luogo di “tensione della memoria e della realtà presente” in cui cercare invano un’identità attraverso suggestioni mitiche, diventa percorso interiore verso un’accettazione del presente scevra da compiacenze fantasiose e nostalgie sentimentali.
Luca Magi si riappropria del testo, adattato da Antonio Bigini, e dei luoghi, oggi: il passato è archiviato nelle stesse, sempiterne formazioni montuose e arboree catturate dalle immagini. La solida struttura in quattro tappe è scandita da due livelli di narrazione: i film di famiglia (scovati tra il patrimonio di Home Movies a Bologna) da un lato e il girato di Luca Magi e Claudio Giapponesi dall’altro, cui corrispondono la parola letteraria di Emidio Clementi e quella – interna alle immagini – degli uomini che vivono quei luoghi, uno per ogni fermata, incarnazioni possibili di Guido, o di suo padre, o degli incontri dei due amanti in viaggio. Anita è un esperimento poetico di composizione filmica a partire dalla riappropriazione soggettiva di una storia preesistente eppure invisibile. Guido e soprattutto Anita non sono che ombre, frammenti di corpi riemersi dalla Storia incarnati in sconosciuti di epoche lontane. A Civitanova di Bagnoregio, paese arroccato su rocce d’argilla, le case sono superstiti di tumultuose epoche di terremoti. A Monterchi, sul confine tra Toscana e Umbria, i boschi umidi sono teatro di una mistica commistione tra sacro e profano, con la Madonna del Parto di Piero della Francesca, lì custodita, a fare da benevola protettrice di segreti e pulsioni. Alla Gola del Furlo, monumentale coi suoi “calanchi come enormi rughe”, anche i volti si fanno più segnati: eredità del congiungimento di terra e acqua, ora separate. A Fano Anita e Guido si separano, il racconto di un amore lungo come una vita precede l’esperienza dell’immobilità della morte. Anita è creatura impalpabile che si adatta a ogni forma del paesaggio, il quale a sua volta riecheggia in ogni cosa: le case, le foglie, i crinali, le spugne, i volti. La loro potenza ancestrale è disgregata e riassorbita dalle singole parti del tutto, svincolata dal tempo e dall’esperienza del singolo: Anita è lì a testimoniarlo, con la sua armonia di immagini e parole dall’origine molteplice.
Anita [Italia 2012] REGIA Luca Magi.
VOCE NARRANTE Emidio Clementi.
SCENEGGIATURA Antonio Bigini (da un soggetto di Federico Fellini e Tullio Pinelli). FOTOGRAFIA Luca Magi, Claudio Giapponesi. MUSICHE Massimo Carozzi.
Sperimentale, durata 55 minuti.