SPECIALE HORROR ITALIANO
Il male è tra noi
Se da sceneggiatore dovessi immaginare la conclusione ideale per un film, non avrei dubbi: quello di Reazione a catena è il finale perfetto. La ruota della carrozzina nei primi minuti è la fortuna, che gira e rigira fino a fermarsi per tutti i personaggi, carnefici e vittime in un gioco al massacro che, com’era iniziato, solo così poteva finire.
È un body count integrale, uno tra i migliori esempi di delitto perfetto, senza testimoni. Non si può però ridurre questo “tutti contro tutti” alla sua dimensione ludica, astratta invece dalla maggior parte degli slasher sulla scia dell’inflazionata saga Venerdì 13, che nel secondo capitolo citerà alla lettera la scena degli amanti impalati. Nonostante siano riproposte le stesse ferite da taglio, non si comprende più l’intenzione che presiede l’atto, ora frutto di una palpabile narrazione extradiegetica vicina più al modello argentiano, in cui tutto accade per mano del regista che si identifica con il serial killer e le sue pugnalate. Bava, al contrario, come un entomologo studia i suoi insetti, osserva con distacco scientifico il massacro che si consuma davanti ai suoi occhi senza doverlo provocare, ma limitandosi a mostrare ciò che vede. Il male non è fuori di noi, non ci sono mostri né bambine possedute. Ad alimentare il delitto è infatti l’odio tra gli uomini, ciechi di fronte al vero valore di una baia, tanto triste quanto inutile è lo sforzo per accaparrarsela. La cartomante non prevede il futuro, ma si limita a prendere atto di ciò che sta per succedere: l’oggetto dei desideri sfugge dalle mani, mentre la natura si dimostra spettatrice disinteressata. Ogni artificio magico è assente, l’orrore assolutamente umano. Reazione a catena non celebra la morte in quanto tale indugiando sull’estetica dell’omicidio, che non è mai qualcosa di sofisticato, seppur cruentissimo, perché essenziali sono le ragioni, non le conseguenze. Il colpo di coda finale è pertanto esemplare di una fenomenologia dell’assassinio che molti horror dimenticano: più indago le motivazioni del gesto e più ne scorgo la sostanziale assurdità, lasciando da parte inutili splatterismi. Ecco perché l’ultima scena, pervasa da un innocente nonsense, è così terrificante.
Reazione a catena [Italia 1971] REGIA Mario Bava.
CAST Claudino Auger, Luigi Pistilli, Laura Betti, Claudio Volonté, Leopoldo Trieste.
SCENEGGIATURA Mario Bava, Filippo Ottoni, Joseph McLee. FOTOGRAFIA Mario Bava. MUSICHE Stelvio Cipriani.
Horror/Thriller, durata 82 minuti.