SPECIALE HORROR ITALIANO
Un assurdo ottovolante
Cheryl viene avvicinata in metropolitana da un tizio truccato come il fantasma dell’opera che, senza proferir parola, le consegna due omaggi per la proiezione di un film a sorpresa nel semisconosciuto cinema Metropol. Intrigata dal mistero, convince la sua amica Kathy, seppur riluttante, ad accompagnarla allo spettacolo: ovviamente, era meglio se restavano a casa.
Il film proiettato è un orrorazzo su un gruppetto di giovani tombaroli alla ricerca di un manoscritto perduto di Nostradamus, nel quale viene profetizzata la fine dell’umanità. Uno dei ragazzi si ferisce con una maschera rituale, muta in demone e ferendo i suoi compagni diffonde la maledizione. In sala, intanto, accade lo stesso: una ragazza si era tagliata provando una maschera simile a quella del film, e ora si sta trasformando, molto schifosamente, in un demone assetato di sangue. Chiunque venga ferito, diviene egli stesso demone sbavante e incazzoso. Le entrate sono improvvisamente murate, ogni via di fuga è preclusa, ed è subito mattanza. L’idea è intrigante: finzione che si fa realtà, cinema come mezzo di trasmissione del male… una piccola rilettura dell’immagine virale cronenberghiana, in pratica. Molto abbozzata, perché lasciata morire quasi subito, sepolta da una montagna di altre piste, ipotesi, contaminazioni con altri generi. Qui Bava punta all’orrore puro, quello che si gioca tutto sulle sensazioni, sulla suspense, sul grottesco, tralasciando volutamente o meno, con intenti ribellistici, autoriali o squisitamente commerciali, le logiche più normali delle leggi fisiche o della narrazione causa-effetto. In Demoni ogni sequenza diventa quasi a se stante: sono sì collegate tra loro da una trama basilare, ma non hanno necessariamente una logica comune. In tutte queste ogni piccolo elemento di tensione è rimarcato, lasciato poi cadere e dimenticato o ripreso più avanti (il perenne sguardo stile “cane sospettoso” dei Simpson di una Nicoletta Elmi dalla folta chioma rossa, o l’intermezzo coi quattro balordi fuori dal cinema, incomprensibile fino al finale), rimescolando costantemente le carte in un gioco crudele con lo spettatore, che altro non può fare che stare allo scherzo. E Demoni diventa un assurdo ottovolante: sempre più serrato, grottesco, splatter, apocalittico. Stivaletti si inventa degli effettazzi fantastici (tipo la mutazione dei denti al trasformarsi in demone), tutti bubboni purulenti, arti mozzati e schiume verdi, mentre Bava, con Argento, Sacchetti e Ferrini, sceneggiatori, spinge verso il ridicolo volontario (il finale col bello e la bella in sella a una moto che falciano demoni a colpi di katana nella platea del cinema) e sull’accumulo di situazioni (come la rapida successione di twist finali): in tutto questo, Demoni è davvero una meraviglia.
Demoni [Italia 1985] REGIA Lamberto Bava.
CAST Natasha Hovey, Urbano Barberini, Paola Cozzo, Bobby Rhodes, Stelio Candelli, Nicoletta Elmi.
SCENEGGIATURA Dario Argento, Lamberto Bava, Dardano Sacchetti, Franco Ferrini. FOTOGRAFIA Gianlorenzo Battaglia. EFFETTI SPECIALI Sergio Stivaletti. MUSICHE Claudio Simonetti.
Horror, durata 88 minuti.