Ogni persona vale più della sua peggiore azione (?)
Dead Man Walking: condannato a morte per lo stupro e l’omicidio di una sedicenne, Daniel Holden da ormai quasi vent’anni è rinchiuso nel braccio della morte di Paulie, in Georgia. Ad un passo dalla pena capitale, sconta la sua colpa in una asettica cella dai muri bianchi, dialogando coi propri fantasmi e persino abituandosi all’idea dell’imminente fine.
Daniel però non vedrà mai il famigerato “miglio verde”: un cavillo legato ad un nuovo esame del dna rimette tutto in discussione e clamorosamente sospende la condanna. Daniel esce di prigione, accolto dai componenti di una famiglia sconvolta quanto lui. Alla delicatezza e all’appoggio incondizionato di madre e sorella si contrappone la grettezza di una comunità chiusa e disperatamente bisognosa di lavare la propria coscienza nelle colpe altrui. D’altronde, Daniel non fa nulla per scoraggiare i malpensanti, non dichiara la propria innocenza e si approccia alla “nuova” vita con la taciturna rassegnazione di chi non è più abituato a dialogare con nessuno. Il sospetto anzi è che lui stesso possa non sapere di essere innocente o colpevole. Ecco la qualità migliore della prima strepitosa stagione di Rectify, serie trasmessa dal network Sundance Channel: i sei asciutti e densi episodi ruotano tutti sul ragionevole dubbio che si insinua dentro di noi, come accade per gli abitanti della cittadina americana in cui è ambientata la vicenda. Il microcosmo di Paulie è intriso di puritanesimo e xenofobia, animato dal desiderio di vendetta e rappresaglia. Lo insegna la legge: i colpevoli devono essere puniti. Ma che fare quando la responsabilità del crimine non è certa? Il malcontento serpeggia, la presenza dell’ospite inatteso riapre vecchie ferite e spariglia le carte della “normalità”. Intruso in un tempo che non gli appartiene, il protagonista nel frattempo tenta di riallacciarsi alla quotidianità perduta. Come acutamente osserva Ilaria Feole nel suo articolo per serialmente.com, “Quella di Rectify è la storia di un’adolescenza eterna. Tutti sono cresciuti tranne Daniel, che infatti preferisce la compagnia di persone nuove, non provenienti dal passato”. Di fronte ad un personaggio del genere, che sentimenti è lecito provare? Tenerezza ed empatia, per chi interpreta i suoi disagiati e goffi gesti come volontà di integrazione; inquietudine e timore, per chi si accorge dell’estraneità di Daniel, al contempo indifeso e indurito dagli anni passati in galera. Il dubbio è destinato a rimanere anche per noi spettatori, perché il primo ciclo di Rectify altro non è che un prelibato assaggio, preambolo per una ricca prima portata. Ma vale la pena attendere, ora che abbiamo scoperto una delle più interessanti serie dell’ultimo lustro televisivo, oltre al talento del finora misconosciuto attore australiano Aden Young.
Rectify [Id., USA 2013] IDEATORE Ray McKinnon.
CAST Aden Young, Abigail Spencer, Clayne Crawford, Adelaide Clemens.
Drammatico, durata 45 minuti (episodio) stagione 1.