SPECIALE GUILLERMO DEL TORO
I soliti mostri
Quando dei mostri giganteschi riemergono da un portale sul fondo del Pacifico, distruggendo città e seminando il panico fra la popolazione terrestre, non resta che costruire dei mostri ancora più grossi per combatterli. Il senso di Pacific Rim, ultimo lavoro di Guillermo Del Toro, sta tutto in questa affermazione di potenza e grandiosità, debitrice sì della tradizione bestiaria giapponese, ma in un modo che non permette di andare al di là del puro intrattenimento virtuale.
I Kaiju che affiorano dall’oceano sono la progenie moderna di mitologie rese celebri dal cinema di finzione e di animazione già a partire dagli anni ’50 con i film di Ishiro Honda. Un revival che credevamo definitivamente sopito dopo l’exploit del Godzilla di Emmerich nel 1998, del quale è già pronto un remake/reboot/remix, diretto da Gareth Edwards che uscirà nelle sale il prossimo anno. Ma dove Pacific Rim sbaglia, sbandando clamorosamente, non è nell’idea di riesumare un immaginario che sembrava morto e sepolto, ma nell’averlo fatto utilizzando tutti i cliché del cinema americano più banale e prevedibile. Dove il sacrificio di un comandante burbero ma coraggioso ci ricorda le mille e più volte in cui abbiamo assistito al sacrificio del superiore burbero ma coraggioso, dove il salvataggio del personaggio più giovane e talentuoso ci ricorda i mille e più salvataggi all’ultimo secondo, dove le frasi a effetto, i discorsi da guerra prima di gettarsi nell’ultima battaglia assomigliano ad altri diecimila film: stesso plot, parole leggermente diverse. Per questo non ci stupiamo se il protagonista reietto e poi riabilitato alla fine si salva quando tutti lo credevano bello che morto, non ci stupiamo se i mostri sbraitanti vengono annientati fino al prossimo sequel, non ci stupiamo se per annientarli serve il sempre utile ordigno nucleare sganciato dentro il cuore della base nemica. Non ho paura di raccontarvi tutto questo, perché se la vostra idea è assistere a combattimenti giganteschi e clamorosi per due ore allora non vi importerà dell’assenza di una trama: vi basterà scegliere una poltrona e godervi lo spettacolo. Se invece cercate una storia e dei personaggi, rifuggendo banalità e furberie da blockbuster, questo film vi ricorderà Armageddon, Indipendence Day, Neon Genesis Evangelion e tanti altri titoli “high profile” che almeno avevano l’epica del sacrificio, raggiunto con perdite pesanti e sentite. Qui tutti se ne vanno come portati via dal vento, inutili diversivi per un film che è già finito alla prima sequenza, riscrittura sempiterna di canoni.
P.S. (piccolo sassolino): come può un mostro alto 50 metri, che solo uno spiegamento in massa delle forze militari può sconfiggere, provare dolore per un razzo segnaletico sparato da 100 metri?
Pacific Rim [id., USA 2013] REGIA Guillermo Del Toro.
CAST Charlie Hunnam, Idris Elba, Rinko Kikuchi, Charlie Day, Ron Perlman, Heather Doerksen.
SCENEGGIATURA Travis Beacham, Guillermo Del Toro. FOTOGRAFIA Guillermo Navarro. MUSICHE Ramin Djawadi.
Fantascienza, durata 131 minuti.