INEDITO – GIAPPONE 2012
Comprendere la vita attraverso la morte
Yashuo Furuhata, classe 1934 in attività dal 1966, è autore di più di quaranta opere di discreto successo – per la maggioranza melò-drammi – che gli hanno garantito numerosi riconoscimenti in patria (Poppoya ha ottenuto il Premio come Miglior Regista al Japan Academy Prize 2010) e l’attenzione delle nicchie festivaliere in alcune kermesse minori. Pur senza picchi di originalità, la sua resta una produzione media di tutto rispetto, come dimostra Dearest, ennesima variazione sul tema del lutto e della sua elaborazione.
Il senso della vita e della morte è notoriamente forte nella cultura nipponica: basti pensare ai tanti film che hanno trattato tale questione con stili, toni e chiavi di lettura decisamente diverse (Vivere di Kurosawa, Departures di Takita o Scabbard Samurai di Matsumoto), cercando di offrire una risposta a una delle domande più misteriose legate all’esistenza umana. Nel film di Furuhata, il lungo viaggio di Eiji Shimakura attraverso il Giappone per esaudire le ultime volontà della moglie – che le sue ceneri siano sparse nel mare del suo paese natale nei pressi di Osaka – si fa chiaramente percorso dentro la pluriennale relazione con l’amata sposa (in flashback ricorrenti quanto stucchevoli) e dentro di sé, alla ricerca di un senso da dare alla perdita, necessario per riprendere una vita ora inevitabilmente in sospeso. Ma come ogni viaggio, sono le tappe e gli incontri a darvi un senso. I curiosi personaggi incrociati da Shimakura non sono che specchi riflettenti un’immagine simile alla propria: ognuno porta dentro di sé una perdita o un rimorso per qualcosa o qualcuno, ma ostinatamente vanno avanti, viaggiatori o vagabondi che siano, con o senza una destinazione, come amaramente sottolinea la figura di Teruo Sugino (interpretato da un misurato ma impeccabile Kitano) che cita Taneda Santoka, i cui versi chiudono anche il film. Ad età avanzata Furuhata fa i conti con il tempo, giungendo alla conclusione che chi (soprav)vive deve per forza continuare a vivere, con la spietata consapevolezza che “attraversata una montagna, ce n’è ancora un’altra”. Una dolorosa constatazione che funge anche da imperativo: nonostante il dolore, la vita merita di essere vissuta.
Dearest [Anata e, Giappone 2012] REGIA Yasuo Furuhata.
CAST Ken Takakura, Yûko Tanaka, Kôichi Satô, Hideji Ôtaki, Takeshi Kitano.
SCENEGGIATURA Seichi Ichiko, Takeshi Aoshima, Yasuo Furuhata. FOTOGRAFIA Jun’ichirô Hayashi. MUSICHE Yusuke Hayashi. MONTAGGIO Jun’ichi Kikuchi.
Drammatico, durata 111 minuti.