SPECIALE TEAM APATOW
Il tempo è un bastardo
Che i distributori italiani, con un prodotto come Questi sono i 40, non sapessero cosa farci, è ancora più evidente dopo aver visto il film. Anche a volergli trasfigurare il titolo in orrorifici doppi sensi di discutibile ironia: qua dentro non c’è nulla di demenziale, e se provate ad appiccicarci con lo stucco la parola “amore”, vi ritroverete in cambio dell’acidità di stomaco.
Non che Questi sono i 40 non faccia ridere. I momenti esilaranti ci sono eccome – anche se spesso le situazioni comiche sono costruite su riferimenti pop, eterno spauracchio del distributore & del doppiatore italiano -, solo che, di solito, il montaggio non taglia dove dovrebbe e la macchina da presa continua a filmare finché la risata non si spegne in disagio. È lo stile Apatow (il motivo per cui i suoi film durano una mezz’ora di troppo, e dicono molto di più di una qualsiasi commedia sciacqua cervello, e riflettono il contemporaneo senza bisogno di strizzare troppi occhiolini metatestuali): si ride tanto e si ride amaro, ci si sente un po’ in colpa, si ride ancora, poi magari a un certo punto, dal nulla, si piange. “Il tempo è un bastardo”, si sa. Passare dai 30 ai 40 è un battito di ciglia, la paura della morte lavora ai fianchi e ci si aggrappa a qualsiasi palliativo per superare il trauma di non essere più giovani, belli e spensierati: mangiare sano (ma scofanarsi libidinosi cupcake nel vialetto dietro casa), fare sport (ma fumare di nascosto sul retro del cortile), limitare la tecnologia (ma usarla per spiare il profilo Facebook o gli sms della figlia adolescente), godersi la vita (ovvero esagerare con i biscotti alla ganja durante il weekend senza figli), fare sesso (ma non nominare il Viagra), condividere onestamente e serenamente i propri sentimenti (dunque omettere le cose davvero importanti). Debbie e Pete – personaggi secondari di Molto incinta deragliati a coppia principale in questo film, ma anche specchio autobiografico di Judd Apatow che, per meglio ribadire il concetto, piazza moglie e figlie accanto all’alter ego Paul Rudd – sono due persone mediamente orribili: egoisti e superficiali, ipocriti, un po’ meschini e sicuramente pigri, bugiardi che più non si potrebbe e in grado di autoassolversi dando la colpa a qualcun altro (soprattutto ai propri tremendi genitori). Insomma, gente comune. Alla ricerca della ricetta per la serenità che – sorpresa! – non arriva mica con l’aggiornarsi dell’anagrafe. L’indispensabile happy ending non è una fine, ma una tappa intermedia: seduti tra il pubblico di un concerto, attendiamo pazientemente il seguito, in forma di commedia agrodolce; di quelle che, a dispetto dei distributori italiani, dovrebbero affollare più spesso le nostre sale.
Va da sé che questa recensione si riferisce alla visione del film in lingua originale.
Questi sono i 40 [This is 40, USA 2012] REGIA Judd Apatow.
CAST Paul Rudd, Leslie Mann, Maude Apatow, Megan Fox, John Lithgow, Jason Segel.
SCENEGGIATURA Judd Apatow. FOTOGRAFIA Phedon Papamicheal. MUSICHE Jon Brion.
Commedia, durata 134 minuti.