28 anni, alto, barba incolta, passione per il cinema, passione per la scrittura, propensione al consumo eccessivo di prodotti audio-visivi. Basteranno questi pochi indizi a formare nella mente di un lettore ideale la figura di un aspirante critico cinematografico? Me lo sono chiesto nel momento in cui la redazione mi ha proposto questo editoriale.
Perché da tempo, ormai da quasi due anni, mi occupo di critica cinematografica su Mediacritica e su CarnageNews, portale di approfondimento culturale da me fondato in un momento di disperazione creativa e rivelatosi pian piano un ottimo trampolino di lancio per idee e discussioni quasi mai indirizzate o istituzionali. Nonostante la mia principale occupazione sia scrivere di cinema e di spettacoli, esito ancora a definirmi critico mentre amici e conoscenti mi applicano addosso questa etichetta come fosse la cosa più naturale del mondo. Lo fanno con la stessa facilità con cui, uscito da Dams, mi chiedevano se sarei diventato un regista, e questa cosa mi preoccupa non poco. Il problema, per me, è proprio il ruolo del critico nell’epoca del 2.0, dell’infinito virtuale e dell’assenza di momenti vuoti. Mentre il critico puro si è sciolto nel suo stesso calore – non sono certo il primo a dirlo – dalle sue ceneri è nata una nuova figura, quella dell’opinion maker, cioè un soggetto che, pur non essendo riconosciuto come critico, ne ha ereditato la capacità di attirare consensi o dissensi su quello che pensa, dice o scrive. Questo ruolo è ancora più importante oggi perché, paradossalmente, in un momento storico in cui la maggior parte della popolazione può accedere – e lo fa – alle fonti di informazione e approfondimento, sono la frenesia per la notizia immediata e la ricerca di una critica non impegnativa a farla da padrone sia sul web che sulla carta stampata. L’opinion maker si trasforma in una specie da proteggere che, a differenza del critico pre-digitale che indirizzava il gusto riferendosi a specifiche norme socio-culturali ancora debitrici di un’idea forte di autore, media fra i gusti di milioni di utenti contemporaneamente presenti nella Rete che non per forza hanno presente i film di Capra o Borzage. CarnageNews e Mediacritica sono due esempi di come questo ruolo di opinion maker sia fondamentale per far nascere nel lettore una buona consapevolezza del mondo in cui vive, sempre a patto che alla base di ogni discorso ci sia la qualità e l’obiettività del pensiero – non ingannare te stesso se non vuoi ingannare i lettori, si potrebbe dire. Oggi più che mai i lettori appassionati di cinema, piuttosto che di serie tv o musica, fanno riferimento a soggetti terzi che dirigano i loro sentimenti. Non si legge più la critica in anteprima per farsi convincere, ma la gustiamo dopo l’uscita per capire con quale opinion maker il nostro pensiero, maturo e critico, si trova più in sintonia.