SPECIALE NUOVI ZOMBI
Zombies for Dummies
Occorre sgomberare subito il campo da possibili fraintendimenti: World War Z è un blockbuster, un prodottone mainstream costruito ad hoc per sfamare – è il caso di dirlo – i non sempre raffinatissimi palati hollywoodiani. Non che sia un male a prescindere, non è un discorso di condanna a priori.
Ma è indubbio che, man mano che l’ultimo film di Marc Forster dipana la propria matassa, si faccia strada il sospetto (poi convinzione) che tutto sommato quello dell’apocalisse zombi non sia che un pretesto. Pretesto per una narrazione fondata sul solito schema americano dell’equilibrio familiare scosso (“Ragazze, dentini e bisognini e poi a nanna”), della separazione dolorosa e della lotta di un “uomo solo al comando” per ripristinare l’ordine. World War Z è il giocattolone di Brad Pitt, innamoratosi a tal punto del romanzo omonimo di Max Brooks (figlio di Mel) da acquistarne i diritti e produrne – con la sua Plan B – una trasposizione. Con 170 milioni di dollari a disposizione tutto è possibile. Soprattutto a livello visivo, perché se c’è un elemento destinato a restare nella memoria di sicuro è la straordinaria profusione di scene di massa zombesche, impressionanti e vertiginose. Ci si spaventa di fronte alla muraglia israeliana presa d’assalto, così come per il formicaio di non-morti inquadrato dall’alto. Per il resto lo svolgimento convenzionale degli eventi permette anche di ragionare sulla pressoché totale bidimensionalità dei personaggi, sulla banalità di alcuni concetti di fondo (“Ogni essere umano che salviamo è uno zombi in meno da combattere”) e su alcuni passaggi di sceneggiatura risibili (la morte del talentuoso immunologo). Risulta abbastanza inedita per il genere, invece, la conoscenza pregressa del “fenomeno zombi”, vissuto come un’assurdità da film che nella realtà non può accadere. In più occasioni Pitt interroga gli esperti che incontra sulla natura dell’epidemia: “State davvero parlando di zombi?”, come a dire che la fantasia ha sconfinato nel mondo reale, che l’umanità ha perso il controllo perché faccia a faccia con un fenomeno “letterario”, dunque irreale. Pare che le cause del Male siano la malnutrizione mondiale, la mancanza d’acqua, la sporcizia. Lo stesso Forster ce ne dà conferma: “I miei zombi sono una metafora della sovrappopolazione e della mancanza di risorse per sostenerla”. Eppure anche se fra le righe dell’exploitation si intravedono motivazioni politiche e sociali, è tutto un iperbolico riciclo. La ricerca delle motivazioni della pandemia era già stata trattata – e meglio – da Soderbergh in Contagion, la geniale via d’uscita per debellare il nemico puzza un po’ troppo di Guerra dei mondi. E se al posto di violentissimi (e velocissimi) zombi ci fossero – per dire, ricalcando uno dei cliché dell’industria Usa – i nordcoreani di Attacco al potere davvero poco cambierebbe nell’economia della vicenda.
World War Z [Id., USA/Malta 2013] REGIA Marc Forster.
CAST Brad Pitt, Matthew Fox, Pierfrancesco Favino, Moritz Bleibtreu.
SCENEGGIATURA Damon Lindelof, Matthew Michael Carnahan, Drew Goddard. FOTOGRAFIA Robert Richardson. MUSICHE Marco Beltrami.
Horror/Azione/Thriller, durata 116 minuti.