SPECIALE NUOVI ZOMBI
Guardie, ladri… e zombi a volontà!
C’erano una volta gli zombi. Quelli famelici e marcescenti, tutti presi a tallonare un pasto con la flemma che si addice a un cadavere. Quelli che i protagonisti avrebbero potuto facilmente abbattere, se egoismo e meschinità non li avessero resi altrettanto sciocchi.
Poi è stata la volta degli infetti rapidi, sguinzagliati da Danny Boyle dietro al Jim di 28 giorni dopo – benché un certo Umberto Lenzi li avesse inventati 22 anni prima. Perché va bene la lezione morale per cui l’unione farebbe la forza, ma insomma, signori, un po’ di brio! Che resta dunque a Yannick Dahan e Benjamin Rocher, registi in erba della Nouvelle Trouille, catapultati con The Horde in piena rinascita dell’horror francese? Niente di anarchico, in effetti. Il loro film di zombi fa incetta di clichè di genere e rivisitazioni passandoli al setaccio senza tanti scrupoli per mescolarli in salsa pulp. Ecco allora un edificio delle banlieu assediato da orde di zombi parigini, una gang di trafficanti per niente inclini alla diplomazia e un manipolo di poliziotti che inneggiano al massacro. Il tutto con la pittoresca partecipazione di un custode armato fino ai denti e di un vecchio militare ossessionato dai “musi gialli”. Se il sottotesto politico è del tutto pretestuale, esattamente come i nazisti del Frontiers di Xavier Gens, non meno spensierato è il ventaglio di riferimenti, dalla claustrofobia condominiale di [REC] alla coalizione di forze antagoniste che accomuna i succedanei di Distretto 13: le brigate della morte. Abile nell’attingere a stereotipi consolidati, The Horde li spinge al parossismo senza curarsi di sovvertirli. L’obiettivo, qui, è di puro intrattenimento, con la logica dell’eccesso eletta al rango di cifra stilistica. Mentre funziona l’impianto estetico, nei toni lividi della fotografia come nella resa dell’orda zombesca, altrettanto non si può dire della scrittura, persa tra un humour dozzinale e l’incongruenza di alcuni passaggi. Non che il ritmo serrato del montaggio permetta di soffermarsi sulle lacune, peraltro compensate da una messa in scena suggestiva in più di un’occasione. E’ piuttosto il rapporto con il genere a non rivelare segnali di crescita. L’umanità fa sempre del suo peggio ma attraverso personaggi già visti e meglio bistrattati in altri film. E, diciamolo, a che servono zombi iperveloci se i protagonisti impiegano ore solo per imparare a mirare alla testa?
The Horde [La Horde, Francia 2009] REGIA Yannick Dahan, Benjamin Rocher.
CAST Eriq Ebouaney, Claude Perron, Jean-Pierre Martins, Joe Priesta, Aurélien Recoing.
SCENEGGIATURA Arnaud Bordas, Yannick Dahan, Stéphane Moïssakis, Benjamin Rocher, Nicolas Peufaillit. FOTOGRAFIA Julien Meurice. MUSICHE Christopher Lennertz, Stéphane Moïssakis, Benjamin Rocher.
Horror, durata 90 minuti.