INEDITO – ARGENTINA 2012
Mal di mare
Recuperare un rapporto perduto da anni, ritrovare una figlia scomparsa per il semplice desiderio di tornare a essere parte di una qualche famiglia, la propria magari. Marco è un uomo di mezz’età, viaggia solo, vuole andare a pescare gli squali, cerca Ana, per sempre la sua bambina.
Inizio in medias res per lo spettatore desideroso di accompagnare il malinconico protagonista nel suo viaggio lungo la vasta Patagonia: conosce solo un uomo solitario, niente passato, niente futuro, solo l’aspettativa di portare a casa un buon bottino dalla sua caccia acquatica. Poi compare un regalo, un nome femminile, la conseguente ricerca che porta verso un marito, un neonato e finalmente Ana, mamma, moglie, ormai donna. Si comincia a comprendere stando seduti sul sedile del passeggero mentre si macinano chilometri, osservando da dietro un vetro, nascosti per evitare di disturbare, di mettere in imbarazzo soggetti delicati. Se la storia è ancora restia a volerci rivelare i dettagli di questa famiglia, sono gli stessi personaggi a impietosirsi e lasciarci cenare con loro: mentre ascoltiamo i loro discorsi i ricordi prendono corpo, i tasselli si posizionano e i punti di domanda nati dalle criptiche scene iniziali si sciolgono. Detta così sembrerebbe di aver a che fare con un film complesso sulle relazioni umane, che parla della precisa e quanto mai veritiera realtà di un nucleo familiare in bilico che tenta di dimenticare un passato pesante per rinascere unito e ricominciare il presente insieme. Potrebbe essere tutto questo, se Días de pesca di Carlos Sorin non fosse un prodotto decisamente sterile. Composto da elementi di narrazione staccati gli uni dagli altri, nonostante sia farcito di momenti decisivi, quando veramente la cronaca potrebbe acquistare forma almeno abbozzata, si cade sempre nella prevedibilità, reinventata poi in mille modi. Nessuna critica al suo stile minimalista, un punto di forza composto da luoghi che sembrano sculture massicce, portatori di grandi silenzi, momenti di introspezione mischiati al rumore della vita che scorre indifferente all’esterno. Si potrebbero cercare significati nascosti, una riflessione profonda sul concetto di famiglia, di errore, del recuperare qualcuno e nel mentre ritrovare anche se stessi. In realtà è un percorso che inizia, si sviluppa e muore nel nulla, in un finale che proprio non si può accettare: il risveglio di una speranza così importante come quella di riconquistare un posto nel mondo viene sprecato senza scrupoli, fatto affondare nell’oceano popolato da pericolosi squali. Chissà se almeno loro saranno capaci di digerirlo…
Días de pesca [id., Argentina 2012] REGIA Carlos Sorin.
CAST Alejandro Awada, Victoria Almeida, Oscar Ayala, Diego Caballero, Daniel Keller.
SCENEGGIATURA Carlos Sorin. FOTOGRAFIA Julián Apezteguia. MUSICHE Nicolás Sorin.
Drammatico, durata 77 minuti.