ANTEPRIMA
Sindrome cinese
A sette anni di distanza dal Leone d’oro con Still Life, Jia Zhangke torna al successo sul palco di Cannes con A Touch of a Sin, premiato per la miglior sceneggiatura. È passato del tempo ed è mutata l’esigenza espressiva rispetto a un realismo più contemplativo: si avverte oramai, senza dover leggere tra le righe dei quattro episodi in cui si suddivide il film, l’urgenza di un impegno a dichiarare che qualcosa sta succedendo, veramente.
Ogni segmento narrativo, unito agli altri da incontri pressoché invisibili tra i protagonisti, è esemplare del disagio sociale e culturale vissuto dalla Cina contemporanea, un connubio malfermo di comunismo e capitalismo (con)fusi insieme in un paradosso storico che sembra covare i germi peggiori di entrambe le ideologie. In mezzo a un collettivismo annacquato dalle profferte di un’economia di mercato altrettanto barbara, la “colpa” del titolo è organica alla società, e innerva sino alle fondamenta gli spersonalizzanti ecomostri dai nomi evocativi di ricchezza materiale e povertà di spirito. “Benvenuti a L’Età dell’Oro”, recitano i giovani nel bordello: a voler creare il paradiso in Terra, lo si trasforma in un inferno. Alienati rispetto alle tradizioni proprie e altrui, chiusi in un silenzio ermetico e scollegati per la distanza tra le province, i quattro protagonisti, tutti di umili origini, sono attraversati da una violenza sottocutanea il cui avanzare in superficie viene letto a livello epidermico dalla cinepresa, registrando in anticipo i segnali di un’esplosione. Quando Jia Zhangke non trattiene la mano, lo perdiamo. Il primo episodio è il più viziato dalla voglia di lanciare messaggi, e nella fretta la tesi giunge scoperta prima dell’immagine, inzuppata di sangue fino alla caricatura tarantiniana come se queste ferite non facessero davvero male. Nell’ultimo prevale invece la parsimonia, e il malessere deflagra internamente con un suicidio di una banalità estrema, potentissimo. Ma capiamo anche l’impazienza della denuncia. Nel millennio in cui si consumerà inevitabilmente e imprevedibilmente il rapporto tra noi e loro, A Touch of a Sin riguarda anche gli occidentali: il gigante asiatico farà i conti con se stesso, e noi con lui.
A Touch of a Sin [Tian zhu ding, Cina 2013] REGIA Jia Zhangke.
CAST Wu Jiang, Vivien Li, Tao Zhao, Baoquiang Wang.
SCENEGGIATURA Jia Zhangke. FOTOGRAFIA Nelson Yu Lik-wai. MUSICHE Giong Lim.
Drammatico, durata 135 minuti.