Una freccia che buca lo schermo e non fallisce
Ispirato al fumetto Freccia Verde della DC Comics, la serie che si è dimostrata essere la rivelazione di questa stagione televisiva è sicuramente Arrow.
Il protagonista è Oliver Queen, rampollo scapestrato e donnaiolo di una ricca famiglia di Starling City. Questi, dopo esser stato per cinque anni su un’isola deserta in seguito ad un naufragio, torna alla città natale con il monito di ripulirla dalla criminalità. A spingerlo a tale ideologia è suo padre, anch’egli naufrago, il quale, prima di suicidarsi, fa ad Oliver uno strampalato discorso etico e moralista. In seguito il ragazzo troverà sul cadavere un libretto apparentemente privo di scritte, ma che in verità contiene una lista cospicua di nomi di importanti membri dell’élite di Starling City, i quali, dopo attente ricerche, risultano essere dei criminali. Sarà quindi compito dell’Incappucciato porre fine alle loro malefatte, grazie alle varie tecniche di combattimento che Oliver ha acquisito misteriosamente sull’isola. Arrow risulta essere una serie tv ottimamente costruita: i personaggi sono credibili e coerenti alla diegesi del racconto, gli attori che li interpretano calzano a pennello, le tempistiche narrative creano il giusto equilibrio tra suspance e conferma delle attese, c’è la giusta dose di azione ma anche di contenuti, la fotografia regala atmosfere fumettistiche senza scadere nel trash. In questo modo vengono accontentati tutti, dai ragazzi appassionati di fumetti, alle giovani ammaliate dai muscoli di Stephen Amell (non c’è puntata in cui lui non si alleni a torso nudo), agli amanti del live-action (non c’è puntata in cui non facciano a botte a colpi d’arti marziali), fino ai più incalliti detective che vogliono scoprire il segreto che si nasconde tra la criminalità di Starling City. Superato l’unico scoglio, il riassuntone iniziale ad ogni puntata su chi è Oliver Queen – che in verità costituisce la sigla di Arrow, cosa a cui eravamo abituati (ovvero già infastiditi) dai tempi di Alias – tutto il resto lascia soddisfatti. Nell’arco di ventitre episodi, oltre a combattere diversi “cattivi di turno” ed altri antagonisti più persistenti, si arriva a scoprire una buona parte della storia passata, quel tanto da capire come e perché Oliver abbia acquisito capacità combattive e di sopravvivenza estreme. Nel proseguo della storia infatti si inseriscono i flashback che riguardano gli anni sull’isola man mano che Oliver continua la sua ritrovata -e sdoppiata- vita a casa. Ma c’è un ulteriore aspetto che forse è quello che più fa affezionare ad Oliver e all’Incappucciato, ed è il personaggio stesso: pur trattandosi di un supereroe, perché non si può definire altrimenti uno che cammina sui muri, egli non ha superpoteri ma solo tanto esercizio e dedizione; allo stesso tempo è un giustiziere ma è anche umano, ed esita quando si tratta di giudicare persone a lui care. L’empatia che noi spettatori proviamo nei confronti di Oliver lo porta al nostro stesso livello, è uno di noi. E quindi per proprietà transitiva noi ci convinciamo di poter essere lui. Senza pozioni magiche, senza ragni radioattivi, senza temere la kriptonite. Un po’ Batman, un po’ Robin Hood. Come si fa a non amarlo?
Arrow [id., USA 2012] IDEATORI Greg Berlanti, Marc Guggenheim, Andrew Kreisberg.
CAST Stephen Amell, Katie Cassidy, Colin Donnell, David Ramsey, Willa Holland, Susanna Thompson.
Azione/Avventura, durata 45 minuti (episodio), stagioni 1.