SPECIALE PIXAR ANIMATION STUDIOS
La caducità delle apparenze
È il 2003. Sono passati otto anni dall’ufficiale consacrazione a dea dell’animazione raggiunta con Toy Story, ma la Pixar non dà segno di voler abbassare il tiro. Dopo A Bug’s Life, Toy Story 2 e Monsters & Co., il lanciatissimo Alla ricerca di Nemo conquista il secondo maggior incasso d’animazione di sempre.
Quasi tutti i prodotti di casa Lasseter (John Lasseter, direttore creativo) possiedono un elemento narrativo in comune: l’amicizia. Infatti, in seguito agli storici racconti di Esopo e alle meravigliose trasposizioni Disney, questo potente sentimento viene preso in eredità dalla casa di produzione californiana, raccontato e disegnato (o, in questo caso, computerizzato) in mille sfaccettature. Dopo aver conosciuto i più disparati mondi dei cortometraggi, ed essere passati attraverso quello dei giocattoli, delle formiche, fino ad arrivare a quello dei “mostri”, ci tuffiamo ora (letteralmente) nello sconfinato universo acquatico. Un primissimo punto di vista sottomarino era già stato abbozzato in La spada della roccia, travestito da insegnamento etico compiuto dal mago Merlino per il piccolo Semola, futuro Re Artù. Ma se in quel caso la durata era di quindici minuti circa mentre ora si espande in questi splendidi, indimenticabili, cento minuti. I due protagonisti sono adesso padre e figlio, appartenenti alla categoria del pesce pagliaccio: il primo, Marlin, è estremamente possessivo e ansioso, due freni imposti dalla perdita di tutta la famiglia eccetto, per un pelo, del figlioletto. Si tratta di Nemo, appunto, che ha stampato su una delle due pinne il triste ricordo, ma non per questo meno solare e socievole. È il primo giorno di scuola, che si tramuta – inaspettatamente – nel primo passo (pardon, guizzo) verso la vita vera, non più rinchiusa tra le quattro, claustrofobiche, pareti dell’anemone. Tuttavia, come in ogni favola che si rispetti, la rottura dell’equilibrio esistenziale avviene in maniera brusca, ed è proprio in tal modo che Marlin vede sparire alla velocità di uno yacht il piccolo Nemo. Con l’aiuto della smemorata Dory, il pesce pagliaccio senior attraversa e combatte l’oceano per ritrovare il sangue del proprio sangue. La straordinarietà delle narrazioni Pixar è insita nelle metafore: infatti, una storia non è mai fine a se stessa, ma si eleva ad allegoria dei più grandi sentimenti e rapporti vitali: amore, amicizia, fedeltà, passione, e mille altri ancora. L’oceano attraversato da Marlin non è limitatamente il locus vero e proprio, ma rappresenta i diversi passaggi della sua maturazione personale, in primis come padre, ma anche come amico e confidente. Ecco che allora tutte le fallaci apparenze calano la propria maschera: conosciamo quindi la gentilezza di squali e balene, la straordinarietà delle tartarughe, il superamento di Nemo e Branchia dei propri limiti fisici, fino addirittura alle eccezioni di una patologia certificata, quale la memoria a breve termine di Dory. Bando all’età anagrafica: si può non essere travolti da cotanta magia?
Alla ricerca di Nemo [Finding Nemo, Australia/USA 2003] REGIA Andrew Stanton.
CAST (DOPPIATORI ORIGINALI) Albert Brooks, Ellen DeGeneres, Alexander Gould, Willem Dafoe, Geoffrey Rush.
SCENEGGIATURA Andrew Stanton, Bob Peterson, David Reynolds. FOTOGRAFIA Sharon Calahan, Jeremy Lasky. MUSICHE Thomas Newman.
Animazione, durata 100 minuti.