No problem
Si dice che un giorno la natura si ribellerà contro l’uomo e la sua negligenza: negli anni abbiamo assistito a disastri ambientali che hanno confutato questa ipotesi, il cinema non si è fatto mancare titoli che esprimessero questa ribellione, e The Bay di Barry Levinson è uno di questi.
Presentato nel 2012 al Toronto Film Festival, dove arriva secondo per il premio del pubblico nella sezione Midnight Madness, The Bay rappresenta lo strano ritorno di Levinson a quattro anni di distanza dal suo ultimo film Disastro a Hollywood. La pellicola è l’esordio nell’horror per il regista famoso per commedie quali Good Morning, Vietnam e il più recente L’uomo dell’anno, e il cambio di registro ha di sicuro giovato alla sua carriera. Il film è un mockumentary che segue il filone del found footage, e racconta la giornata del 4 luglio 2008 di una cittadina americana del Maryland presa d’assalto da una strano virus dovuto alla tossicità dell’acqua, inquinata anche dagli escrementi dell’allevamento di polli “gonfiati” della baia che produce parassiti i quali divorano letteralmente i cittadini. Attraverso il racconto di una reporter sopravissuta al massacro, Levinson racconta la storia utilizzando finte riprese di telecamere di sicurezza e i nastri ritrovati nelle telecamere amatoriali dei cittadini aggrediti dai parassiti, e perciò sottolineando l’importanza dei mezzi moderni di comunicazione. Sullo schermo scorrono sms scambiati tra iPhone, chat e videochiamate via Skype, in una precisione maniacale che incrementa la verosimiglianza della vicenda. Riducendo al minimo la presenza di elementi cinematografici quali musica e movimenti di macchina tipici, la storia procede il più realisticamente possibile e utilizza i tòpoi del cinema di genere. Per Levinson The Bay è sì un esordio nel genere, ma c’è da sottolineare il forte scopo di denuncia che da sempre ha caratterizzato il suo cinema: l’uomo, seppur informato, è miope verso le avvisaglie di pericolo che la natura gli presenta, e di conseguenza gli effetti sono disastrosi. La questione poteva essere rappresentata con un documentario che raccontasse una storia reale, ma lo stratagemma utilizzato rende il film più intrigante e apocalittico e lo fa elevare dalla mediocrità del cinema horror degli ultimi anni. Se si abbandona l’attendibilità scientifica – tutta da confutare, ci si lascia trasportare dalla vicenda fino ad immedesimarsi con i sintomi dei protagonisti e con la loro disperazione. The Bay manifesta l’unico modo di produrre horror oggi, parlando di realtà e abbandonando i classici mostri: quello di cui aver paura è l’uomo e la sua folle incuria verso ciò che gli capita intorno.
The Bay [Id., USA 2012] REGIA Barry Levinson.
CAST Kristen Connolly, Anthony Reynolds, Kether Donohue, Michael Beasley.
SCENEGGIATURA Michael Wallach. FOTOGRAFIA Josh Nussbaum. MUSICHE Marcelo Zarvos.
Horror/Mockumentary, durata 84 minuti.