E ci risiamo! Terminato il Festival del cinema di Cannes alcuni quotidiani nazionali e testate, anche sul web, hanno titolato i loro articoli sui verdetti della giuria più o meno allo stesso modo: “Cannes: vince l’amore lesbo, delusione Sorrentino”.
Piattezza intellettuale che è ormai diventata routine, ma è sempre più sconfortante constatare che all’indomani del termine di un festival cinematografico dove l’Italia è rappresentata nel Concorso principale, e rimane a mani vuote, il giornalismo nostrano parli solo della delusione per un premio mancato. Altro fatto alquanto irritante è l’aver parlato, sminuendone in qualche modo la qualità, di film lesbo: purtroppo ancora non ho visto il film di Kechiche ma di sicuro è e sarà un’opera che avrà altri pregi, bollarlo solo come di “genere” e maliziosamente parlare di giudizio politico mi sembra un po’ provocatorio e limitato. Ma veniamo a Sorrentino e al premio negato: partecipare ad un festival cinematografico è per un film un’ottima occasione per farsi pubblicità, i premi sono sempre graditi ma non sono la cosa più importante; la stampa italiana, che durante il festival è stata amorfa e dedita solo a note di costume – come sempre, ha massacrato La grande bellezza per poi indignarsi per la sua mancata presenza nel palmares. Cannes ha un’arma ancora utile, ha un mercato che riesce a “piazzare” molti titoli che altrimenti farebbero fatica a circuitare, La grande bellezza è stato acquistato da venti paesi tra cui gli Stati Uniti e il Giappone, questo sì che è un gran premio! Sorrentino, a differenza di altri – Bellocchio e Venezia insegna – non si è lamentato per non aver ricevuto un premio, anzi l’uscita in sala in contemporanea con la presentazione al festival ha registrato nel primo weekend di programmazione ottimi risultati di pubblico confermandosi in parte nella seconda settimana (al momento della stesura di questo articolo l’incasso totale è di 4.225.821 euro, cifra “importante” per un film da festival) e lui ha parlato di vera vittoria del cinema italiano di qualità. Non per fare gli snob, ma La grande bellezza non è un film per tutti, e nonostante questo il pubblico è andato a vederlo, non certo aiutato dalla stampa e dalla critica generalista, ma spinto forse dal buon vecchio passaparola. Noi di Mediacritica abbiamo raccontato il film di Sorrentino suggerendo delle chiavi di lettura singolari e abbiamo cercato di collocarlo all’interno dello stile e della poetica con un excursus sulla carriera del regista, senza inneggiare a premi. Nel sempreverde dibattito sull’utilità della critica cinematografica, quindi, almeno per quanto riguarda l’Italia si dovrebbe parlare più di cinema e meno di polemiche sterili e note di costume, mentre attendiamo ancora una seria e pertinente cronaca sui festival cinematografici: noi continueremo a cercare di farlo e nei prossimi mesi ve ne accorgerete grazie ai numerosi festival che seguiremo, tra cui il Premio Sergio Amidei, fino ad arrivare all’appuntamento veneziano. Lo dobbiamo al cinema, ai film e ai nostri lettori, augurandoci di essere ricompensati.