Come spezzare un cliffhanger
Partiamo da un dato di fatto: il primo pregio di Suburgatory è di mettere in scena lo scontro tra stili di vita opposti dalla notte dei tempi, metropoli contro periferia. Tanto più lo scontro è netto, maggiore è il divertimento e l’appeal verso il pubblico.
Se nella prima stagione la tensione era tenuta viva e costante, nella seconda, soprattutto per lo sbiadirsi del carattere di Tessa, la contrapposizione tende a svanire, di fatto eliminando il nodo centrale della serie, intaccando l’interesse nel suo punto più vivo. Nella seconda stagione si ricade in una narrazione da sitcom topica, con una storia d’amore (e flirt) da seguire e genitori che, con il loro ritorno, provocano conflitti interiori nelle figlie. Questo fino alle ultime puntate in cui probabilmente gli sceneggiatori accorgendosi di aver perso di vista il fulcro centrale del racconto, sono corsi ai ripari montando un cliffhanger che però non ha il tempo di svilupparsi. La suspense che ci si aspetterebbe di trovare nel finale risulta così troncata, per dare invece spazio e continuità a quegli elementi che fanno ricadere Suburgatory nel calderone di serie indistinte (mi riferisco soprattutto all’entrata in scena della madre di Tessa). Ci si trova così abbandonati proprio da quei personaggi e quelle dinamiche che, con il loro estremismo, erano portavoce dei pilastri tematici, incaricati di mantenere gli spettatori attaccati alla serie. Non è che Dalia, Sheila e compagni spariscano, ma in qualche modo diventano sempre più accettabili, perdendo l’aura tipizzata che conferiva personalità alla serie intera. E sono proprio i personaggi più estremi ad essere interpretati in maniera più efficace: le punte di diamante sono Carly Chaikin nei panni di Dalia e Ana Gasteyer in quelli di Sheila. Quello che succede nella seconda stagione è che si preparano le basi per uno scontro finale, per una svolta in piena regola che ci avrebbe tenuti con il fiato sospeso fino alla prossima stagione (ormai confermata). Una volta creati gli opportuni presupposti, però, la divagazione offusca il campo, appiattisce lo scontro e il suo recupero tardivo non riesce a rialzare le sorti delle vicende. Tanto più che il confronto tra i due poli è portato avanti con dati di cultura pop (da Chris Brown a Realtime) chiamati a marcare la divergenza tra città e sobborgo, appartenenti peraltro allo stesso ambiente della serie. Lasciando che altro copra lo scontro in scena, anche queste “perle pop” perdono la loro pregnanza.
Suburgatory [Id., USA 2011] IDEATORE Emily Kapnek.
CAST Jeremy Sisto, Jane Levy, Cheryl Hines, Carly Chaikin, Allie Grant.
Commedia, durata 25 minuti (episodio), stagioni 2.