22 MAGGIO 1998: PACE TRA PROTESTANTI E CATTOLICI IN IRLANDA DEL NORD
Fare storia in modo nuovo
L’Irlanda e il cinema sono l’uno il mezzo con cui si è cercato di metabolizzare l’altro, in un rapporto che continuamente sente il bisogno di affrontare certi avvenimenti, fino ad arrivare al paradosso in cui le prime lacerazioni vengono sostituite nella memoria e nei nomi da nuovi fatti, magari posteriori di oltre sessant’anni (la “Bloody Sunday” per tutti).
Ciò sussiste anche perché, per quanto cruenti possano essere, l’identità nazionale irlandese passa e si afferma proprio grazie ai suddetti eventi. Se sono relativamente pochi i film sulle fasi iniziali della Repubblica Irlandese, tra cui Jordan e Loach sono i nomi più significativi, molte di più sono le opere che si concentrano sugli ultimi decenni del ‘900 e in questo caso Jim Sheridan è senz’altro il primo della lista. Nel nome del padre si colloca proprio tra questi film e si connota per una struttura narrativa in cui i ricordi provocano a tratti una dispersione temporale, mantenendosi però di fatto aderente alla biografia in esame, che porta padre e figlio ad un rinnovato rapporto. Si riflette quel rapporto paterno che lega gli irlandesi ai fondatori della patria, o meglio, quella paternità che è uno degli aspetti fondanti l’identità nazionale. Tra i due estremi di (apparente) neutralità di Bloody Sunday di Greengrass da un lato e la forte marca stilistica di Hunger e McQueen dall’altro, Sheridan sceglie una forma mediana in cui la trama e il dispiegarsi del mondo diegetico occupano un posto di rilievo, ma ci sono occasioni in cui il cinema fa sentire il suo peso. Per esempio nell’episodio dell’esplosione al ristorante in cui le immagini, già di per sé spettacolari, sono curate in maniera sentita e non gratuita. Vediamo poi che i forti cromatismi segnano tutto il film, con particolare pregnanza emotiva, laddove la tradizione ricadrebbe su toni più spenti, con grigi, verdi scuri e marroni a contrastare l’azzurro del cielo, unicamente ravvivati da spruzzi arancioni e rossi, come succede in The Boxer ma anche in Breakfast on Pluto nel racconto dell’esplosione. Sheridan qui, se si distacca dalla tradizionale raffigurazione storica irlandese, vi si riallaccia ricorrendo all’attore simbolo della produzione indigena, Daniel Day-Lewis, già accanto a Sheridan per le riprese de Il mio piede sinistro. Si sottolinea quindi l’anima duplice di questo film che, se da un lato si attiene all’abitudine iconografica, dall’altro se ne discosta attualizzandola, pur mantenendo un forte impianto memorialistico.
Nel nome del padre [In the Name of the Father, Irlanda/Gran Bretagna 1993] REGIA Jim Sheridan.
CAST Daniel Day-Lewis, Pete Postlethwaite, Emma Thompson, Tom Wilkinson.
SCENEGGIATURA Terry George, Jim Sheridan. FOTOGRAFIA Peter Biziou. MUSICHE Trevor Jones, Nino Rota.
Drammatico, durata 133 minuti.