INEDITO – AUSTRALIA 2009
Umani, troppo umani
Un cartello di benvenuto, i panni stesi al vento, un paio di pattini abbandonati sul selciato, piccole statue decorative da giardino. E tutto intorno, quella luce bianca intrisa di sfumature marroni, come a imprimere un mood infinitamente malinconico alle cose. Dettagli visivi di un’emotività soffocata e disperante, segnali parlanti di una solitudine innocente e inascoltata.
Mary è una bambina di otto anni che abita in una cittadina australiana. Ha una madre, Vera, sempre alcolizzata e un padre, Noel, lavoratore frustrato e depresso. Mary ha, inoltre, una voglia distintiva sulla fronte che urla silenziosamente al mondo la sua condizione di piccola disadattata infelice. Perché ciò che a Mary manca, in uno scenario di tagliente sofferenza, è quell’unica “cosa” che potrebbe trasformare il colore (o)scuro del suo dolore in una gamma di sfavillanti cromie: un vero amico. La bimba lo desidera, ne culla il sogno della presenza, invia messaggi al buio forzando l’universo ad accorgersi di lei. Che, furbo, accetta la sfida e le risponde facendole trovare Max, ebreo newyorkese di quasi mezza età e sovrappeso, altrettanto solo e con un’esistenza intrisa di traumi e angosce. Sarà amicizia (quasi) alla prima lettera, e segnerà due vite intere tra gli alti e bassi dei conforti e delle incomprensioni, degli allontanamenti e dei ritorni. Amalgama spunti universali – l’amicizia come legame sincero, l’amore verso se stessi, il desiderio di essere “come tutti gli altri” – la fiaba in stop motion di Adam Elliot, viaggio “storto” e amarissimo tra le pieghe di plastilina di un’umanità buffa e iper-reale. I suoi pupazzetti piangono, sperano, si eccitano, sorridono, si offendono in un caleidoscopio di tic, vizi, paure e sindromi comportamentali che ha le tonalità ombrose di una notte senza stelle; i colori e i suoni dei mondi che la sua fauna di esseri interrotti popola intristisce gli occhi e il cuore – nerissima è la New York illogica e caotica di Max – ma la vita si accende quando i polpastrelli picchiettano sui tasti della macchina da scrivere, o la penna fissa su carta, in caratteri grafici sbilenchi, paure e aspettative. Accattivanti e perfette le parti riservate alla scrittura delle lettere, dalle quali i caratteri dei due protagonisti emergono in tutta la loro atroce complessità, mentre l’unione di movenze e voci (doppiatori eccelsi, Bethany Whitmore e Philip Seymour Hoffman su tutti) crea un cortocircuito nella sospensione dell’incredulità. La perfezione non è di questo/(nessun) mondo: le lacrime a grappolo di Mary – regalo geniale al cuore inaridito del suo dolce amico – si imbevono delle nostre, la musica (con)fonde le emozioni, la felicità è una condizione fatta di irrecuperabili scarti. Un’opera di animazione “adulta” e godibilissima, meritevole di essere recuperata e gustata rigorosamente in lingua originale.
Mary and Max [Id., Australia 2009] di Adam Elliot.
CAST (DOPPIATORI ORIGINALI) Toni Collette, Philip Seymour Hoffman, Eric Bana, Barry Humphries.
SCENEGGIATURA Adam Elliot. MUSICHE Dale Cornelius.
Animazione, durata 90 minuti.