È sempre uno “spettacolo spettacolare”
Che Baz Luhrmann fosse un regista visionario si era già intuito con il primo film, Ballroom – Gara di ballo (1992), ma con Romeo + Giulietta di William Shakespeare (1996) se ne ebbe l’assoluta conferma.
Fin da subito fu chiaro il suo stile, un’incredibile crossover dove si mescolano più espressioni artistiche: musica, teatro e cinema. Il culmine di questa espressione visiva si ha indubbiamente con Moulin Rouge! (2001), film che non solo consacra il regista, ma riapre anche le porte al genere musical.
I primi tre film appartengono alla cosidetta trilogia del Red Courtain, in onore proprio di quel drappo che in teatro separa la realtà del pubblico dalla finzione del palcoscenico, e che simboleggia il contatto tra lo spettatore e l’autore.
È un elemento caratteristico in tutti e tre i film, ma con Ballroom Luhrmann sembra preparare lo spettatore a quello che sarà il suo cinema, costellato di musica, costumi e colori. Ma anche al fatto che quello che narra è opera di pura fantasia o rappresentazione: questo avviene attraverso il ballo, il linguaggio aulico in Romeo + Giulietta, o con il dialogo cantato in Moulin Rouge!. Sono soprattutto questi ultimi due film a rispecchiarsi e a trovare elementi comuni, come l’alternanza di momenti tragici a quelli comici, o come nell’incipit venga già svelata la fine della disperata storia d’amore protagonista di entrambi i film. Ma sono l’amore e il sogno ad essere sempre ricorrenti in tutti i film, anche nel successivo Australia (2009) e in Il Grande Gastby (2013). Sono due film completamente diversi, il primo si discosta dal Red Courtain per un inno d’amore alla terra d’origine di Luhrmann, l’Australia appunto, in un kolossal storico che sembra perdersi troppo tra ampie distese di deserto e scene di guerra; il secondo sembra voler ricalcare Moulin Rouge!, con caratteristiche stilistiche molto simili, soprattutto nella prima parte del film e nel personaggio di Nick Carraway che ricorda molto il Christian del film del 2001, ma che riafferma ulteriormente la sensibilità e la poetica di Luhrmann nel mescolare magistralmente colori e musica. Un cinema dove anche gli interpreti riescono a dare il loro meglio, come Nicole Kidman e Leonardo Di Caprio, entrambi diretti in due film, se non si considera lo spot per Chanel N. 5. Un connubio ormai collaudato, un rapporto di totale fiducia che nel film si vede e si percepisce.
Kidman con Moulin Rouge! ha spiccato il volo in un film che riesce a trovare un equilibrio perfetto; Di Caprio con Il Grande Gastby, si è superato. Baz Luhrmann, si conferma regista visionario nel riuscire a rimodellare storie tragiche e classiche in uno “spettacolo spettacolare” che riende le sue opere una gioia per gli occhi.