Rai 4 dal 2 maggio ha iniziato a trasmettere in chiaro la prima stagione di Game of Thrones, ispirata alla saga di George R.R. Martin Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco. Negli USA la prima stagione, targata HBO e trasmessa nel 2011, ha ottenuto oltre 9 milioni di spettatori. La terza stagione è iniziata oltreoceano il 31 marzo (da noi il 10 maggio, su Sky Cinema 1).
L’avvicente storia dei Lannister & Co. si complica, inserendo nuovi ruoli (Lady Olenna Tyrell, Mance Rayder, Orell) e sparigliando le carte: le storie dei personaggi si intrecciano, in un’eterna lotta per il trono. Intanto, sui nostri schermi, si apre una battaglia, tutta reale, tra Borgomeo (presidente AIART, Associazione Italiana ascoltatori radio e televisione) e Carlo Freccero, direttore di Rai 4, a suon di perbenismo e censura. “Il programma è volgare e pornografico, con insistite scene di violenza e sesso, quasi gli autori fossero impegnati a ottenere l’oscar della depravazione”, tuona Borgomeo, invocandone la sospensione. Freccero risponde che “in realtà gli autori si sono impegnati non solo a ottenere ampi riscontri di pubblico, ma pure a guadagnare o a concorrere fino [ai] principali premi della tv americana”. Rai 4 trasmette il prodotto ogni giovedì, alle 21.10 censurato e con il bollino rosso; il venerdì, alle 23.20, in versione integrale. Partiamo da un dato di fatto: Game of Thrones è violento, nudo, fortemente erotico, ma questa è la sua forza. Il sangue che scorre non è mai fine a se stesso, l’erotismo etero o omosessuale non è puro voyerismo, ma desiderio, impulso di chi il potere ce l’ha. Chiederne l’“epurazione” vuol dire snaturare l’opera, dimostrando mancata conoscenza e ignoranza. È come chiedere a dei ed eroi greci e latini di dismettere gli abiti di perfidia e malignità perchè i nostri cuori sono deboli e la nostra anima troppo pura. Re Lannister umilia e sevizia, ed eliminando le sue barbarie si banalizza lui, grumo di pulsioni malate. Il nano Tyrion Lannister, sfregiato nel volto, con doti umane che mancano al resto della famiglia è diventato oramai sex-symbol: se togliamo la straordinaria potentia coeundi della prima stagione, togliamo parte del suo mito. Se eliminiamo l’incesto da Game of Thrones, eliminiamo Game of Thrones. Da tempo la serie tv ha perso il carattere didascalico, quindi è pruderie inutile tirare in ballo la censura – come se il nostro mondo fosse un Eden, non percorso da “scosse” telluriche e miasmi violenti, soprattutto se il Catone di turno se ne esce con “viola il buon senso e sperpera danaro pubblico”. Cancellare Game of Thrones vorrebbe dire tarpare le ali alla creatività e privarci di una serie tv di qualità; sono ben altri fatti e personaggi, purtroppo quelli sì reali, di cui faremmo volentieri a meno.