Chi ha paura del lupo cattivo?
Due occhi luminescenti fissano lo spettatore appena entrato nel film, una sorta di presenza ossessiva che incatena l’ignaro visitatore, accompagnandolo fino al luogo prescelto per l’apertura: in una strada isolata e innevata una giovane donna è bloccata con l’auto in panne, un tizio le si avvicina e cortesemente le offre una morte lenta e inesorabile.
È solo uno dei sequestri portati a termine da un mostro sadico, che tramortisce la sua vittima, irretendola con un innocuo scuolabus, per poi seviziarla, ucciderla, squartarla in tanti pezzi. Si potrebbe tentare un paragone col buon vecchio Dexter Morgan, ma trattasi di psicopatico molto meno affascinante e carismatico dell’abbronzato ematologo. D’altro canto finalmente un cattivone degno del suo personaggio, spietato e malato quanto indifferente e glaciale: suo è il punto di vista, suo il ritmo della narrazione, è la star indiscussa, capace di costituirsi ironicamente e nel mentre sembrare un divo del cinema che saluta la folla impazzita, che sorride ai fotografi ingordi del suo corpo. Sul corpo si attorciglia lo sguardo del regista Kim Jee-woon, altrettanto ghiotto di fisicità: chi a gennaio 2013 ha visto The Last Stand – L’ultima sfida col “vecchio” Schwarzenegger, può facilmente dimenticare la storia ma ricordare senza problemi la densità delle masse, mai celate allo sguardo. In questo tassello fondamentale della sua filmografia la cosa viene esplicitata all’ennesima potenza, culminando nel cannibalismo consapevole, una sorta di droga succulenta e gustosissima. Sul corpo insiste l’assassino, che lavora con la calma di un artigiano, con la passione di un collezionista, ma che commette un errore fatale. La storia si apre con l’omicidio della fidanzata di un agente segreto, talmente sconvolto da essere capace di tramutare se stesso in folle cacciatore, designando il suo avversario a preda preferita. Un duello cacciatore-demone, tutto giocato su azioni, pedinamenti, che mina le coscienze e diventa sempre più stimolante. In realtà, chi dovrebbe subire l’ira funesta della giustizia divina diventa la vittima che allo stesso tempo plasma il suo miglior adepto, sedotto dal dolce sapore della vendetta. La trovata geniale sta ribaltare le regole del genere, che vede il colpevole mantenuto nell’ombra, mai svelato se non negli ultimi minuti conclusivi: qui il riconoscimento arriva subito, insieme alla consapevolezza per il cattivo di aver trovato un rivale degno del suo livello. La durata estesa di I Saw the Devil non aiuta il coinvolgimento dello spettatore, ma proprio nel momento in cui l’attenzione sembra venir meno, ecco un nuovo slancio, un nuovo stimolo, una nuova trovata per alimentare la caccia. Tema quest’ultimo già sviluppato da Kim Jee-woon nel psichedelico e avvincente Il Buono il Matto il Cattivo: da tre guerrieri in lotta per un tesoro, a un binomio letale e desideroso solo di dolore, se da infiggere o da subire non è dato sapere, il confine è troppo labile. Ma se due mostri si combattono, potrà mai esserci un vincitore?
I Saw the Devil [Akmareul boatda, Corea del Sud 2010] REGIA Kim Jee-woon.
CAST Lee Byung-hun, Choi Min-sik, Oh San-ha, Kim Yoon-seo, Chun Ho-jin.
SCENEGGIATURA Park Hoon-jung. FOTOGRAFIA Lee Mo-gae. MUSICHE Mowg.
Thriller, durata 141 minuti.