SPECIALE FRANCIS SCOTT FITZGERALD
Crocevia del cinema
Ci sono incroci nel mondo del cinema che danno il senso di un’industria, diventata col tempo Arte, che nel corso del Novecento ha condensato e romanzato i sogni di intere generazioni. Gli ultimi fuochi di Elia Kazan, tratto dall’omonimo romanzo di Francis Scott Fitzgerald rimasto incompiuto e pubblicato postumo nel 1941, è un esempio straordinario di questo grande raccordo di carriere e racconti.
Monroe Stahr (De Niro) è un produttore molto talentuoso negli studios americani degli anni ’30. Una sera, un terremoto scuote i teatri di posa e mentre tutti si organizzano per rimediare ai danni, Monroe vede sopra una testa gigante galleggiante, una ragazza bellissima che assomiglia molto alla sua ex moglie, l’attrice Minna Davis, morta prematuramente. La ragazza si chiama Kathleen Moore (Ingrid Boulting) e da quel momento in poi diventerà l’oggetto del desiderio scintillante di Monroe che in lei ritrova l’immagine dell’amore perduto: una sorta di moderno Scottie Ferguson, protagonista di Vertigo di Hitchcock. Il terremoto come metafora della crisi economica cominciata l’anno precedente, apre una faglia nella produzione cinematografica del periodo, in cui gli sceneggiatori erano considerati degli analfabeti indispensabili, capaci di costruire le fondamenta della magia del grande schermo, tanto che quando uno scrittore vero proverà a mettere mano ad un film verrà preso in giro da Monroe nella celeberrima scena del nichelino. Parlavamo di incroci, di Robert De Niro, il giovane astro nascente della recitazione già affermatosi con ruoli di primo piano in Mean Streets, Taxi Driver, Novecento e Il padrino, che riceve il testimone da Robert Mitchcum, l’eterno cattivo di La morte corre lungo il fiume, e da Jeanne Moreau, musa di Truffaut in Jules e Jim. In mezzo la giovanissima Ingrid Boulting, che non farà più film, e Jack Nicholson che invece quattro anni dopo spaventerà intere platee in Shining. Incroci difficili da mandar giù, come il costante richiamo ai comunisti, considerati omosessuali e viceversa, con i tycoon degli studios che ne parlano in modo dispregiativo, senza compassione, richiamando alla memoria la storia personale del regista Kazan, collaboratore della caccia alle streghe maccartista e per questo odiato dall’80% delle maestranze e degli artisti hollywoodiani. Il film racconta molto bene l’incrocio fra un’idea di cinema pre-sonoro, barocco ed eccessivo di cui è simbolo l’enorme testa del terremoto, e il cinema sonoro che cercava con grandi sforzi di uscire dalla crisi e così può essere letto il finale, con Monroe che, senza più l’oggetto del desiderio e senza più un lavoro, scompare dentro un teatro di posa e, idealmente, oltre lo spazio visibile racchiuso dal cinema stesso.
Gli ultimi fuochi [The Last Tycoon, USA 1976] REGIA Elia Kazan.
CAST Robert De Niro, Robert Mitchum, Tony Curtis, Jeanne Moreau, Jack Nicholson Anjelica Huston.
SCENEGGIATURA Harold Pinter. FOTOGRAFIA Victor Kemper. MUSICHE Maurice Jarre.
Drammatico, durata 118 minuti.