SPECIALE PABLO LARRAIN
Yo quiero que NO!
Pinochet, il Cile, e la dittatura militare che ha controllato il Paese: per Pablo Larraín questo ha sempre rappresentato il fuoricampo eccellente d’immersione dei propri personaggi in un contesto di cambiamento e dissoluzione societaria.
Una trilogia ideale che si completa con Tony Manero e Post Mortem, pellicole indissolubili dai loro due protagonisti (sempre interpretati da Alfredo Castro) e in cui quest’ultimi sono a loro volta indissolubili con il paesaggio tanto da formare una simbiosi registicamente rafforzata dalla sua adattabilità ai toni e ritmi dei personaggi. No, chiusura della trilogia, rappresenta il tassello più importante nel suo ribaltamento prospettico della vicenda, in cui il fuori campo s’inserisce prepotentemente al centro del racconto: Pinochet, repressione e dittatura sono nominati ed elementi al centro della campagna pubblicitaria cuore narrativo di No. Larraín si adatta a ciò che vuole raccontare, senza perdere la propria personalità, la qualità delle immagini si accosta a quelle televisive perdendone in qualità tecnica ma non estetica, formando un unicum con gli spot televisivi originali e abolendo qualsiasi stacco temporale-visivo. E proprio in ciò risiede il vero concetto già al centro di Tony Manero: l’influenza estetica che la cultura statunitense esercita da sempre sugli altri immaginari. Perché proprio il protagonista, René (interpretato non a caso dal popolare Gael Garcìa Bernal), ideatore della campagna contro il “Sì” a Pinochet, è anche creativo di pubblicità commerciali e viatico principe della cultura capitalistica. Tutto in No è finalizzato a sottolineare questo contrasto, la sceneggiatura stessa riprende la struttura forte del cinema tipicamente politico statunitense adoperando elementi rincorrenti come l’uso della costruzione di una struttura tensiva e il rapporto di amicizia e rivalità con il coprotagonista, collega nel privato ma a capo della campagna per il “Sì”, e interpretato proprio da Alfredo Castro che chiude qui il trittico di personaggi spersonalizzati e distaccati rappresentanti di quella società che ha sempre assecondato Pinochet. No potrebbe incautamente rappresentare un’elevazione della retorica propagandistica ma al contrario diviene atto d’accusa di una società fino a quel punto, nella sua gran parte, condiscendente con il potere e convinta nel voto solo con l’allontanamento delle urgenze e responsabilità attraverso una campagna di stampo pubblicistico. L’incipit e la fine rappresentano questo: una società continuamente vista come pronta al cambiamento ma che invece è sempre soggetta ad un falso movimento.
No – I giorni dell’arcobaleno [No, Cile/USA/Francia 2012] REGIA Pablo Larraín.
CAST Gael Garcìa Bernal, Alfredo Castro, Néstor Cantillana, Antonia Zegers.
SCENEGGIATURA Pedro Peirano. FOTOGRAFIA Sergio Armstrong. MONTAGGIO Andrea Chignoli, Catalina Marín Duarte.
Drammatico/Storico, durata 115 minuti.