INEDITO – FRANCIA/CANADA/ISRAELE 2011
Il potere sorprendente delle missive
Binisti da noi è noto sopratutto per la miniserie televisiva La bicicletta blu, un appassionato e vivido affresco della Francia rurale durante la Seconda Guerra Mondiale che più di dieci anni fa aveva contribuito a dargli grande notorietà internazionale e che il pubblico probabilmente ricorda anche per via della partecipazione di Laetitia Casta, l’icona delle passerelle capace di convincere tutti con la propria eccellente interpretazione.
Il suo secondo lungometraggio ci porta nel cuore di un conflitto che anche le giovani generazioni conoscono molto bene attraverso l’attenzione mediatica rivolta alle vicende dell’area israelo–palestinese. Tal è un’adolescente francese di fede ebraica trasferitasi da piccola a Tel Aviv con tutta la famiglia. La pacata e tutto sommato serena routine della giovane, fatta di studio, prime cotte e divertimenti, viene scossa da un attentato perpetrato nel suo quartiere nel quale perisce una studentessa della sua stessa scuola. Nella mente della brillante e caparbia ragazza, profondamente turbata dalla ferocia del gesto rivendicato dai palestinesi, cominciano ad affiorare mille dubbi in merito al senso della vita, al proprio futuro e alle ragioni degli efferati attriti tra il suo stato e quello vicino. Decisa a conoscere chi sta dall’altra parte dell’invalicabile confine chiede al proprio fratello, dislocato con le milizie israeliane proprio nelle vicinanze della Striscia di Gaza, di lanciare in mare una sua missiva. Sarà Naim, un ragazzo palestinese poco più grande ma molto riflessivo e maturo, a trovare la bottiglia sulla spiaggia e a risponderle via e-mail. Nonostante le prime brusche battute, gli intoppi e l’impossibilità contingente di incontrarsi faccia a faccia, l’appello di Tal riuscirà a sortire l’effetto auspicato: la graduale e reciproca conoscenza epistolare, trasformatasi dapprima in complicità amichevole e poi in amore, scalfirà i pregiudizi e i preconcetti arroccati in entrambi. L’obiettivo empatico mostra la straordinaria tenacia di chi, pur abitando in una delle zone più vessate del Mediterraneo, non vuole assolutamente accettare la quotidiana violenza indotta dal contorno fatto di conflitti militari e politici e cerca di crearsi un’esistenza fatta di speranza e gioie genuine. Il tutto sommato romantico e demodé espediente della bottiglia alla deriva nel mare permette a Binisti, volutamente super partes, d’illustrare e dare uguale peso e spazio sia alla realtà dell’agiata Tel Aviv che a quella dell’indigente e affollata Gaza: città distanti poco più di settanta chilometri tra loro e che agli occhi dello spettatore risultano differenti ma anche dominate da auspici e sentimenti straordinariamente affini.
Une bouteille à la mer [id., Francia/Canada/Israele 2011] REGIA Thierry Binisti.
CAST Agathe Bonitzer, Mahmoud Shalaby, Abraham Belaga, Jean–Philippe Écoffey.
SCENEGGIATURA Valérie Zenatti, Thierry Binisti (dal romanzo Une bouteille dans la mer de Gaza di Valérie Zenatti). FOTOGRAFIA Laurent Brunet. MUSICHE Benoît Charest.
Drammatico, durata 99 minuti.