Il ministro e l’intimismo del potere
Il ministro – L’esercizio dello Stato di Pierre Schoeller inizia in un elegante ufficio, chiaramente istituzionale, sorvegliato da uomini incappucciati come fossero membri di una setta, dove una donna nuda entra, a gattoni, nella bocca di un coccodrillo.
Questa stravagante visione è un incubo accaduto ad un uomo, il quale viene svegliato in piena notte da una telefonata, annunciatrice di un tragico incidente stradale che è costato la vita ad un gruppo di adolescenti in gita. La persona in questione è il ministro dei trasporti francesi, di cui il film racconterà le vicissitudini politiche e gli smarrimenti personali, la lotta tra convenienza e convinzione, tra fedeltà al governo e fedeltà alle proprie idee, tra la solitudine incipiente e la sopravvivenza nell’ambiente. L’incubo con cui il film si apre è il primo di una manciata di squarci sparsi lungo la narrazione, che simboleggiano chiaramente la crisi interiore prima che istituzionale del protagonista. Il tono del resto del film, pur raccontando la “realtà”, rimane comunque sorretto da un inquietante e livida atmosfera onirica, creata soprattutto dalle scelte della fotografia, dalla colonna sonora e dagli ambienti spogli e tendenti al grigio, oltreché da qualche prestito dal cinema dell’orrore (ma ci sono anche accenni a David Lynch, per dirne uno). Ne sono esempi emblematici le sequenze dei due incidenti, forse i due momenti fondamentali: inizio della fine il primo e momento della definitiva caduta e della perdita di una qualsiasi speranza di trovare un equilibro il secondo. Il ministro – L’esercizio dello Stato non è tanto e solo un film “contro” l’autorità che logora: la più risaputa, e a rischio banalità, polemica politica non è l’elemento che più interessa a regista e sceneggiatori. O meglio: interessa nell’ottica in cui può essere strumentale alla descrizione della perdita di sé del ministro protagonista, della sua crescente disperazione parallela alla crescente solitudine, questa sì vista come conseguenza inevitabile della real-politik. Così come Il Divo di Sorrentino, riferimento citato dalla quasi totalità dei commentatori solo in parte a proposito, l’opera di Schoeller è quindi un film “intimista” sul potere, interessato a scandagliare una psiche in rovina e irrimediabilmente condizionata dalle regole del gioco, utilizzando un po’ le armi dell’inquietudine allucinata e onirica e un po’ quelle dell’acre grottesco sarcastico.
Il ministro – L’esercizio dello Stato [L’exercice de l’Etat, Francia/Belgio 2011] REGIA Pierre Schoeller.
CAST Olivier Gourmet, Michel Blanc, Zabou Breitman, Laurent Stocker, Sylvain Deblé.
SCENEGGIATURA Pierre Schoeller. FOTOGRAFIA Julien Hirsch. MUSICHE Philippe Schoeller.
Drammatico, durata 112 minuti.