The Rock è morto. Viva The Rock.
No, Snitch – L’infiltrato non è un action come si potrebbe immaginare, indotti un po’ dal trailer e un po’ dal pregiudizio sul suo protagonista, il re del cinema tamarro fracassone del nuovo millennio Dwayne Johnson a.k.a. The Rock (non chiamatelo più così o vi menerà a sangue).
Snitch, per certi versi, ricalca l’esperimento Copland di James Mangold, nel quale Stallone dismetteva i panni del superduro per quelli di uno sbirro menomato, e lo stesso fa ora Johnson: un tentativo di smarcarsi dalla sua immagine pubblica di spaccaossa indistruttibile, senza ricorrere all’autoparodia ma concentrandosi sulle sue doti di attore, mai veramente sfruttate appieno. Qui Johnson è un padre costretto a collaborare con l’antidroga statunitense, la DEA, come infiltrato in un cartello della droga per ridurre l’ingiusta ed eccessiva pena del figlio appena diciottenne, trovato con una busta di ecstasy che conservava per fare un piacere a un amico. A ogni scena ci si aspetta la classica rivelazione, cioè che Johnson, onesto proprietario di una compagnia edile, in realtà sia un qualche tipo di supersoldato, esperimento genetico o figlio delle stelle dagli incredibili poteri, in grado di abbattere decine di persone a starnuti, e che il film si trasformi d’un tratto in un action puro tutto pallottole ed esplosioni. Si aspetta certi che prima o poi Johnson tiri fuori il suo armamentario di acrobatiche mosse speciali, residuato del suo passato di wrestler, finché non ci si ritrova di fronte a quella che potremmo anche definire la scena cardine del film: Johnson che cerca di comprare della coca da piccoli spacciatori di strada allo scopo di filmarli e incriminarli, ottenendo solo un bel pestaggio. Cosa? Dwayne Johnson, The Rock, picchiato a sangue da quattro teppistelli di strada, e senza riuscire a mollargli neanche un cazzotto? Ci si sente spiazzati, ma è un gran bello shock, che scardina ogni certezza accumulata con la visione di decine di action, e aumenta l’interesse per le gesta di quest’uomo normale, fallibile e insicuro come ogni altro uomo alle prese con un mondo spietato e violento che fino allora mai avrebbe pensato di conoscere, e poco importa se quest’uomo è un armadio di due metri per due le cui spalle occupano sempre metà inquadratura. È però superficiale e immeritevole, proprio come per Copland, etichettare il nuovo film dell’ex-stuntman Ric Roman Waugh (già autore del riuscito e disturbante Felon) unicamente come un’anomalia nella filmografia di Johnson. Seppur con qualche buchetto di sceneggiatura e un abuso di macchina a mano, Snitch si rivela una piacevole sorpresa, vuoi per la critica feroce a una parte del sistema legislativo americano, vuoi per le poche ma esaltanti scene d’azione, vuoi proprio per l’interpretazione degli attori, non solo di Johnson ma anche dei comprimari, come Jon Bernthal e Michael K. Williams. Vedremo poi, se come è successo per Copland, ad accorgersene sarà solo la critica, e non il grande pubblico…
Snitch – L’infiltrato [Snitch, USA 2013] REGIA Ric Roman Waugh.
CAST Dwayne Johnson, Jon Bernthal, Susan Sarandon, Michael K. Williams, Barry Pepper.
SCENEGGIATURA Justin Haythe, Ric Roman Waugh. FOTOGRAFIA Dana Gonzales. MUSICHE Antonio Pinto.
Drammatico/Azione, durata 112 minuti.