SPECIALE STEVEN SODERBERGH
Partenza col botto
Quando vince al festival di Cannes nel 1989, Steven Soderbergh è fino ad allora il regista più giovane ad aver ricevuto la palma d’oro. Accusato non a torto di una certa malizia, Sesso, bugie e videotape già dal titolo aggancia lo spettatore che si ritrova catapultato nelle vesti di Graham, uomo ridotto all’impotenza da una delusione amorosa che per riuscire a eccitarsi riprende con la videocamera le confessioni sessuali delle donne.
Soderbergh ci guida attraverso questo personaggio a un voyeurismo controllato, dove il sesso viene suggerito dalle inquadrature dei momenti precedenti e successivi l’amplesso, o evocato dalle parole dei protagonisti, come se fosse più eccitante parlarne che farlo. La disinvoltura con cui Ann, insicura, frigida e frustrata da un matrimonio infelice, si avvicina allo sconosciuto Graham ha un che di pretestuoso, ma la sospensione dell’incredulità regge, grazie alla profonda interrogazione cui viene invitato lo spettatore, raggirato e sfidato dalla messa in scena del regista. Le testimonianze sul sesso parlano della percezione che abbiamo della nostra fisicità, del modo in cui il corpo si fa rivelazione dell’intimo, della natura “doppia” dell’amplesso, occasione di esprimere un’interiorità altrimenti relegata a un incessante silenzio, oppure bugia, simulazione, mera rappresentazione dell’atto. Il cinema e il rapporto sessuale si connotano per una simile ambiguità, come se su entrambi pesasse la colpa di una qualche dissimulazione. La cinepresa sembra scovare la verità tra le pieghe dell’animo umano, raccogliendo le ammissioni più difficili proprio perché si fa mediatrice, come il sesso, di una frattura, tra due corpi, tra due interlocutori che si domandano e si rispondono, tra la consapevolezza di sapere cosa proviamo veramente e una costante negazione. Qualcosa però rimane fuori scena, ed è l’atto sessuale liberatorio dei due protagonisti, perfetto nella sua invisibilità, a volere salvaguardare un momento rimandato a lungo e continuamente eluso da una telecamera che non può registrare ogni sprazzo di sincerità o raccogliere tutto l’indicibile. L’unico sesso tradotto in amore viene fatto scivolare nell’anonimato, oltre lo schermo.
Sesso, bugie e videotape [Sex, Lies and Videotape, USA 1989] REGIA Steven Soderbergh.
CAST James Spader, Andie MacDowell, Peter Gallagher, Laura San Giacomo.
SCENEGGIATURA Steven Soderbergh. FOTOGRAFIA Walt Lloyd. MUSICHE Cliff Martinez.
Drammatico, durata 100 minuti.