SPECIALE STEVEN SODERBERGH
“Pellegrino con dentro la pena e fuori il sorriso”
Un volto-icona, un simbolo ci accoglie e conforta in un bianco e nero avvolgente. Sono la barba, il sigaro, la mano di Ernesto Guevara – un bravissimo Benicio del Toro, per tutti il Che; prendono corpo materializzandosi, facendosi carne.
Si apre così, con un’intervista al simbolo di Cuba, il film di Steven Soderbergh Che – L’argentino – presentato a Cannes assieme a Che – Guerriglia, la seconda parte dell’ambizioso progetto di Soderbergh, in cui si racconta del rovesciamento della dittatura di Fulgencio Batista da parte del Che, nel 1956. Il cineasta sceglie un attore che incarna perfettamente le fattezze fisiche, il carisma del personaggio, simbolo della lotta cubana: il corpo di Benicio del Toro combacia perfettamente con quello del rivoluzionario e, grazie alla voce, allo sguardo, al furore dell’attore, rinasce forte, potente e ribelle. Il regista punta a condurre lo spettatore in un’esperienza cinematografica e di lotta: la rivoluzione, la rivolta, la corsa alla libertà si snodano attraverso i passi lenti, affaticati e faticosi di Ernesto e degli esuli cubani. Il Che di Soderbergh, figlio del suo cinema, è un combattente devoto, che non si risparmia, fedele a se stesso, ai suoi ideali, alla patria, fiaccato dalla stanchezza, dai colpi di fucile, dall’asma. Tutto ruota intorno a lui, medico, oratore, stratega, guerrigliero. Il regista non intende raccontare solo il Mito, bensì la strada che l’uomo ha percorso per arrivare alla meta. “È preferibile morire in piedi che vivere inginocchiato”: in questa frase si esprime perfettamente la natura del combattente, amato dalla folla, raffigurazione dei sogni di un intero popolo, ma anche rappresentazione dell’uomo “in sé”, che non ha paura di niente e di nessuno, sicuro di ciò che è, di ciò che pensa. Questo Che non è un gitano sedentario e neanche un’icona pop, è l’uomo più vicino a ciò che egli è stato, il “pellegrino con dentro la pena e fuori il sorriso”. Il regista gioca con le tessere di un puzzle, scompone il corpo fisico e morale di Ernesto: la mano, portata alla bocca per fumare, la stessa che imbraccia il fucile, le spalle forti per salvare il popolo, ma fragili sotto i colpi dell’asma, la testa-mondo di idee, abbracciata dal Basco. Che – L’argentino è il racconto schizofrenico di un uomo, racconto in cui si smembrano corpo e anima che hanno folgorato il mondo e che, consegnati a noi, ci meravigliano e stupiscono ancora.
Che – L’argentino [The Argentine, Spagna/Francia/USA 2008] REGIA Steven Soderbergh.
CAST Benicio del Toro, Demiàn Bichir, Santiago Cabrera, Elvira Mìnguez.
SCENEGGIATURA Peter Buchman. FOTOGRAFIA Steven Soderbergh. MUSICHE Alberto Iglesias.
Storico/Biografico, durata 130 minuti.