INEDITO – UNGHERIA/GERMANIA/FRANCIA 2012
La silenziosa intuizione
Spesso la drammaticità di una vicenda, l’incertezza di un’esistenza, è meglio trasmessa da quello che non viene detto o mostrato, rispetto a un’eccessiva ostensione dell’orrifico. Just the Wind predilige l’oscurità e il silenzio per raccontare la storia di una famiglia rom (sinestesia di un’intera etnia) che giorno dopo giorno vive la precarietà della propria vita. Che poi il film termini o meno in tragedia poco importa.
Tutti i fatti, le azioni vere e proprie vengono lasciate fuori campo, al massimo vengono accennate e quello che è non detto risulta molto più angosciante di quanto sia messo in scena. L’intuizione degli spettatori gioca un ruolo di primo piano nella visione del film: questa soggettività fa sì che, seppure le conclusioni cui si perviene siano le stesse, si preservi comunque una certa individualità, perlomeno nelle sfumature di tali figurazioni. Il film usa mezzi e toni bassi, rendendo le immagini particolarmente scarne, aderenti a un gusto di povertà estetica volto alla resa più immediata e quasi subdola dei fatti narrati. Non si disdegnano quindi inquadrature traballanti e poco centrate, si punta soprattutto a una sorta di pedinamento dei personaggi. Essi sono sempre seguiti dalla macchina da presa a distanza molto ravvicinata e i loro sguardi sono esplorati nei momenti meno narrativi del film. Lo sguardo della cinepresa, a tratti indagatore e a tratti in attesa, si allontana dai soggetti nelle occasioni in cui l’azione prevale sulla parola. Per di più, gran parte della vocalità della famiglia protagonista è riservata all’ambiente domestico, protetto dal nero della notte, occasione per stringersi e rassicurarsi: azioni, queste, che seppure invisibili agli spettatori sono lampanti per chi guarda. Il buio che avvolge la parte più intima della vita dei protagonisti dà poi la sensazione di un’incursione e di una violazione di quella dimensione intima che troppo spesso è sottovalutata, se non addirittura ignorata, quando si tratta di una comunità problematica come quella rom. Il silenzio quasi reticente che aleggia in tutto il film lascia trasparire l’inquietudine di un vivere sempre in bilico, sempre incerto tra l’ombra e la luce, di cui nonostante gli sforzi si arriverà a vedere, per così dire, solo il lato oscuro.
Just the Wind [Csak a szél, Ungheria/Germania/Francia 2012] REGIA Benedek Fliegauf.
CAST Ljos Sàrkàny, Katalin Toldi, Gyöngyi Lendvai, György Toldi.
SCENEGGIATURA Bence Fliegauf. FOTOGRAFIA Zoltàn Lovasi. MUSICHE Afrian Bàumeister.
Drammatico, durata 86 minuti.