Iron Man non abita qui
In un’America ancora scottata dal fantasma dell’11 settembre, lo scienziato Aldrich Killian manovra un terrorista chiamato “il Mandarino” al fine di destituire il presidente degli Stati Uniti e sconfiggere Iron Man.
Mi scuso in anticipo per la trama, ma di meglio proprio non sono riuscito a tirar fuori. Vuoi per colpa della mia scarsa attenzione, vuoi (ed è l’opzione che percorrerei più volentieri) perché il terzo capitolo di Iron Man si presenta come un’avventura sconclusionata, povera di spunti, se non a livello visivo (Ah, la fotografia! Ah, gli effetti speciali!) e ancor più povera di dignità a livello drammatico. Se nel primo capitolo Robert Downey Jr. aveva dato ad Iron Man la sfrontatezza e l’arroganza necessaria affinché la stilizzazione fumettistica trovasse terreno per nuovi (iper)testi, nel terzo il suo costante ricorso all’ironia e al motto di spirito vaccinano lo spettatore contro ogni possibile, e auspicabile, tensione drammatica (Spiderman 3 docet). Il vero paradosso del film è Shane Black, che da una parte riesce nel compito a lui più estraneo, il regista, confezionando scene altamente computerizzate ma mai banali (il salvataggio in volo dei passeggeri, su tutte) e dall’altro toppa clamorosamente in quello che doveva essere il suo cavallo di battaglia, la sceneggiatura (Arma letale 1 e 2, L’ultimo boyscout, solo per citarne alcuni). Dopo la definitiva sconfitta mediatica e mnemonica del terrorismo operata dalla Bigelow in Zero Dark Thirty, recuperare il grande rimosso degli anni Duemila, inserendolo in un contesto farsesco dove tutto, anche i terroristi, è costruito e abbellito in post-produzione, sa poco di realtà e molto di astrazione. Al contrario, nei fumetti della Marvel, l’astrazione fantascientifica rappresenta solo un pretesto per sondare le sottotrame ideologiche del potere e lo stesso Tony Stark è un personaggio oscuro e sfuggente, non la macchietta tragicomica dipinta da Black, che ha introiettato il pericolo come patologia, maturando una dipendenza dalla cura: la protezione garantita dalla sua armatura. L’errore più grande sta nel non instillare mai nello spettatore il dubbio che gli eventi possano prendere una piega diversa da quella prevista, nel non farci mai stringere le mani sul bracciolo della poltrona e, soprattutto, nel non aver dato al villain un movente per la sua sete di potere (che cosa vuole, in fondo, Killian?). Versione 3D assolutamente inutile.
Iron Man 3 [Id., USA/Cina 2013] REGIA Shane Black.
CAST Robert Downey Jr., Gwyneth Paltrow, Don Cheadle, Guy Pearce, Ben Kingsley.
SCENEGGIATURA Shane Black, Drew Pearce. FOTOGRAFIA John Toll. MUSICHE Brian Tyler.
Azione/Fantascienza, durata 130 minuti.