Human Rights Nights, 18-21 aprile 2013, Bologna
Il dramma del viaggio del migrante e il problema dell’identità sono i temi che dominano nella terza e ultima giornata di proiezioni della tredicesima edizione di Human Rights Nights a Bologna. Nel pomeriggio si ripropongono due pellicole simili nelle tematiche ma diversissime nei toni, entrambe ambientate in luoghi di miraggi verso l’altrove e docce fredde di realtà: Miracolo a Le Havre (2011) e Welcome (2009).
Se il primo si mantiene sospeso nell’atmosfera surreale ed impietosa tipica di Kaurismäki, è il tono più drammatico del film di Philip Lioret a ritrovarsi anche nei film successivi della giornata. La forza di Welcome si riassume nell’amarissima, ironica inquadratura dello zerbino con l’abituale scritta di benvenuto, davanti alla porta appena sbattuta del vicino di casa che denuncerà i contatti amichevoli tra l’istruttore di nuoto Simon e il giovane curdo Bilal. Lioret disegna questa storia drammatica di solitudini e chiusure aggravate dall’essere sancite dalla legge (inasprita per volere di Sarkozy fino al paradosso del perseguimento di chi “ha contatti” con gli stranieri), ambientata in una Calais ostile in mezzo alla quale il rapporto che si instaura tra Bilal e Simon è come il luminoso e singolare passaggio di una meteora. In Bilal, corpo estraneo da ignorare o espellere, Simon riversa anche le sue speranze in un amore nutrito del coraggio e della determinazione che lui non ha più. Crudamente, il finale riporterà tutti alla realtà.
In serata, due opere prodotte nel contesto italiano: in coproduzione con il Marocco il cortometraggio Il debito del mare, di Adil Tanani, vincitore del Premio Gianandrea Mutti 2010 che ne ha permesso la realizzazione. Ancora la crudeltà di un mare che si prende i corpi estromessi dal mondo degli uomini: la tragedia è vissuta attraverso la disperazione del fratello superstite, Redouane, che Tanani descrive attraverso impressioni e ricordi, quadri di dolore e rabbia senza soluzione.
Al lungometraggio Sta per piovere di Haider Rashid, fiorentino di padre iracheno e madre italiana, il compito di chiudere la serata. Rashid tenta di descrivere la scissione identitaria che coinvolge gli stranieri di seconda generazione, qui provocata dalla burocrazia più che dalla vita vissuta: il protagonista Said (interpretato dall’italiano Lorenzo Baglioni, ma forse avrebbe giovato un interprete realmente straniero), studente e fornaio, è infatti descritto come un fiorentino doc, nato da genitori algerini ma che si sente esclusivamente italiano. L’improvvisa perdita del lavoro del padre e la conseguente impossibilità di rinnovare il suo permesso di soggiorno lo mettono di fronte alla concreta eventualità di essere rimpatriato verso un luogo che non conosce. Il film mette molta carne al fuoco (la relazione ambigua di Said e del fratello con le proprie origini, lo spettro della crisi delle piccole imprese, la politica locale macchiettistica) ma si perde in didascalismi e caratterizzazioni schematiche che, vista la complessità della materia, sembrano andare nella direzione di una eccessiva semplifcazione. Andrà meglio la prossima volta, intanto resta fondamentale l’apporto di progetti come Human Rights Nights per la produzione e la diffusione di opere in grado di leggere le realtà interculturali che si fanno faticosamente strada nel nostro paese.