Il cinema italiano visto da Milano, XI edizione, 5 – 14 aprile 2013, Milano
Autismi
Dopo esser stato presentato lo scorso anno al festival di Roma, l’opera prima di Giuseppe Bonito Pulce non c’è trova spazio nella sezione Rivelazioni del festival Il cinema italiano visto da Milano. Il film è tratto dall’omonimo romanzo di Gaia Rayneri, in cui la scrittrice torinese racconta il dramma che ha colpito la sua famiglia quando sua sorella, Margherita detta Pulce, affetta da autismo, è stata strappata dai servizi sociali a suo padre, accusato per errore di abuso su minori.
Quando il cinema decide di affrontare un tema che predispone naturalmente lo spettatore alla commozione, il rischio è quello di incorrere in un patetismo facile, che privilegi all’elaborazione graduale del dolore un trasporto eccessivo, portando all’estremo la tensione della corda emotiva. D’altro canto di fronte all’enigma rappresentato da una patologia che istituisce una barriera comunicativa insormontabile tra mondo interiore e realtà circostante, il mezzo filmico offre la possibilità di esprimere attraverso un immaginario concreto le disfunzioni espressive derivanti da questo disturbo, tramutandole in un codice linguistico alternativo a quello di chi è “sano”. Il film di Bonito, partendo da un testo che già dimostrava di riuscire a muoversi con il giusto equilibrio tra coinvolgimento personale e distacco ironico, scongiura il primo rischio attraverso un’emotività ben temperata e propone una sua via alla rappresentazione del disagio mentale, visto dalla prospettiva dei normodotati. Dov’è sparita questa cosiddetta norma? Un uomo viene privato della dignità di genitore, costretto a ricercare con senso di colpa se, quando e con quali gesti ha fatto trapelare un interesse verso le sue bambine che andasse al di là delle consuete relazioni tra un padre e le figlie, scivolando sul piano inclinato degli approcci tra universo maschile e femminile. La mente di una madre ripercorre i momenti di una vita familiare aliena da ogni sospetto, ora messa in discussione nel suo ruolo di custode del focolare, responsabile di aver distolto lo sguardo dagli angoli ciechi, di non aver visto. Una figlia infine deve fare i conti con una sessualità in divenire, che non conosce bene e sulla quale si distende per giunta lo spettro di un abuso. In tutto questo la giustizia ufficiale inciampa su se stessa, scoprendo indizi che non ci sono e riportando alla luce una verità in provetta, costruita ad arte per creare un caso che non è mai esistito. Pulce guarda tutto e tutti come ha sempre fatto, distinguendo ciò che sente “buono” da quello che per lei è “cattivo”, unica custode di una verità che dovrebbe essere invece sotto gli occhi di tutti, o almeno di quelli che legge e medicina farebbero rientrare in una norma, in una regola condivisa dai più.
Pulce non c’è [Id., Italia 2012]. REGIA Giuseppe Bonito.
CAST Marina Massironi, Pippo Delbono, Francesca Di Benedetto, Piera Degli Espositi.
SCENEGGIATURA Monica Capelli, Gaia Rayneri. FOTOGRAFIA Massimo Bettarelli. MUSICHE Mokadelic.
Drammatico, durata 97 minuti.