SPECIALE MONDI SCONOSCIUTI
Troppo non è abbastanza
Il problema, con le citazioni, è che si rischia d’ammazzare la sorpresa. Per esempio, in questo Oblivion, chi riuscirebbe davvero a fidarsi di droni che assomigliano a una Poké(mon) Ball e che ti scrutano con l’occhio di Hal 9000?
La sorpresa non vorremmo ammazzarvela noi, svelando i molteplici “colpi di scena” che si succedono nella storia di Jack Harper, uomo qualunque e al contempo straordinario, rimasto (con l’amante) a fare lo spazzino di una Terra devastata da alieni misteriosi ed esplosioni nucleari. Ad ogni modo, ci penserà la sceneggiatura, lenta e didascalica: spiegoni a non finire (pure ripetuti, non sia mai che lo spettatore si perda un passaggio. Per dire, il film si apre con la voce fuori campo di Tom Cruise che per circa 5 minuti ci ragguaglia sulle tristi sorti del nostro Pianeta; dopo mezz’ora circa, Tom salva una donna ignara di tutto e ripete, a lei e a noi, daccapo, la tediosa spiegazione), rivelazioni telefonatissime ed eseguite svogliatamente con il ritmo di un bradipo, una colonna sonora pomposissima e onnipresente, interrotta solo da fugaci apparizioni di Led Zeppelin e Procol Harum a rappresentare l’essenza dell’umanità. Non è tanto la sensazione di déjà vu permanente a infastidire, quanto la riconferma, nodo narrativo dopo nodo narrativo, di una totale assenza di originalità, che trasforma la visione in una caccia al tesoro di riferimenti e distrae da qualsiasi immedesimazione emotiva: oh, guarda, questa cosa sembra Wall-E, quest’altra è chiaramente Matrix (nota a margine: Morgan Freeman/Morpheus è sprecatissimo), qua c’è Il pianeta delle scimmie, o Total Recall, o Terminator, o A.I. Intelligenza artificiale, o La fuga di Logan, o Io sono leggenda (ci sarebbero pure Blade Runner o Kubrick, ma, per carità, soprassediamo). Vah, c’è persino una citazione di Top Gun (che sornione, quel Tom Cruise!). Pure l’innegabile potenza visiva di alcune invenzioni (la casa ultramoderna tra le nuvole) o dei desolati panorami della Terra in rovina, si anestetizza nella sua levigatezza formale (si pensi, per esempio, all’inquietudine profonda generata da simili scenari in The Road), già dimostrata da Kosinski nel precedente Tron: Legacy e nei suoi spot pubblicitari di videogiochi. Oblivion è tutto cucito addosso a Tom Cruise, al suo corpo cinematografico in grado di incarnare, contemporaneamente, l’uomo medio e l’eroe, e un’americanità che qui viene identificata, solennemente, con l’umanità tutta (Jack che si commuove rievocando un SuperBowl, indossando il cappellino degli Yankees, ascoltando i Led Zeppelin). L’unica idea interessante e contemporanea – e forse involontaria – è un nemico/despota che, più che a un mostro orrorifico, assomiglia a un capo del personale ostentatamente aziendalista, sorridente e rompicoglioni. Troppo poco, purtroppo.
Oblivion [Id., USA 2013] REGIA Joseph Kosinski.
CAST Tom Cruise, Andrea Riseborough, Olga Kurylenko, Morgan Freeman, Melissa Leo.
SCENEGGIATURA J. Kosinski, Karl Gajdusek, Michael Arndt. FOTOGRAFIA Claudio Miranda. MUSICHE Anthony Gonzales & M83.
Fantascienza, durata 126 minuti.