In terra straniera
Michele Grassadonia è un architetto esule di profonda fede. Ha lasciato Palermo, “natio borgo selvaggio” di siciliana asprezza, per l’idealità compiuta di Siena e nella “città perfetta per tutto” ha creato un’esistenza improntata al controllo e al rispetto totale dell’ambiente. Una vita, la sua, che si fa esperimento; una filosofia – di usi, di costumi – che segna i ritmi del quotidiano e della socialità.
Michele non guida una macchina da otto anni. Per lavarsi, raccoglie l’acqua piovana. Nel suo appartamento la corrente elettrica viene da una cyclette con dinamo autocostruita. E gli va bene così, ecologista convinto di un (inevitabile?) “ritorno alle origini” che, se inviso alla logica deturpante e ossessiva del consumismo, tanto sollievo porterebbe a un pianeta stuprato nei ventri accoglienti delle sue risorse naturali. Fiero e sicuro d’esser nel giusto, il sensibile architetto si ritrova improvvisamente coinvolto in una partita a scacchi con il destino: l’eccesso di scrupolosità in una sera piovosa lo trascina in un tourbillon di sospettose coincidenze e infamanti equivoci, giù fino in fondo al denudamento morale di una condotta percepita come assurda e, per questo, incomprensibile. Scatta – crudele – il gioco kafkiano delle diffidenze contornate da dubbi, false accuse e disdicevoli allusioni: da soccorritore di un morente, Michele diventa indagato di omicidio e la giustizia, da apparato in cerca della verità, si rivela meccanismo di burocrazia cieca e alienante, del tutto incapace di leggere le discontinuità dei comportamenti umani. Michele si ritrova avvinghiato dal vortice dell’isolamento e della derisione, con l’unica “colpa” di aver sempre agito secondo coscienza. La città ideale, lungometraggio d’esordio dell’attore Luigi Lo Cascio – anche interprete e sceneggiatore – tra simbolismi, sfoghi onirici e una narrazione dai tratti grotteschi identifica una tendenza del cinema italiano dal respiro diverso, capace di scrutare la realtà abominevole di un (ex) Bel Paese in decadenza. Calzante, in tale prospettiva, la scelta di ritrarre Michele come un “puro di cuore”, accerchiato da lupi che gradualmente si svestono dei loro manti di falsa bontà ed altruismo; mentre Siena, rilasciata la patina di terra libera e accogliente, mostra un volto devastato dal pregiudizio e dal compromesso. Il ritorno sul suolo natio segna lo scacco matto del Sistema all’incoerenza dell’agire: non esiste libertà oltre il controllo, l’unica alternativa è il riassorbimento nel meccanismo. Con sguardo lucido sulle cose Lo Cascio riesce a mostrare l’anima nera di tragedie individuali e collettive insieme: è il loro perpetuarsi nella “normalità” dell’indifferenza, è il loro degrado a pedine (in)consapevoli di una sovrastruttura edificata sull’egoismo e l’intoccabilità.
La città ideale [Id., Italia 2012] REGIA Luigi Lo Cascio.
CAST Luigi Lo Cascio, Barbara Enrichi, Catrinel Marlon, Massimo Foschi, Roberto Herlitzka.
SCENEGGIATURA Luigi Lo Cascio, Massimo Gaudioso, Desideria Rayner, Virginia Borgi. FOTOGRAFIA Pasquale Mari. MUSICHE Andrea Rocca.
Drammatico, durata 105 minuti.