Il cinema italiano visto da Milano, XI edizione, 5 – 14 aprile 2013, Milano
Patria Comune
Compito arduo quello di trasporre cinematograficamente Camus, scrittore e filosofo fra i più influenti del Novecento. Ancor più se si tratta di un romanzo-memoriale incompiuto e pubblicato postumo. La vicenda andò così: Albert Camus, il 4 Gennaio 1960, morì in un incidente stradale e tra i rottami della sua auto trovarono il manoscritto di Le Premiere Homme pieno di varianti, postille e cancellature.
La figlia Catherine decise di curarne l’edizione critica e di pubblicarla trentaquattro anni dopo, mantenendone la struttura ancora in fieri. La vicenda narra di Jacques Cormery (Jean nel film), alter-ego dello scrittore, figlio di coloni algerini che ripercorre la propria vita ad Algeri al fine di scoprire qualcosa sul proprio padre, morto durante la Grande Guerra quando lui era poco più che un neonato. Jacques è di estrazione molto umile: vive in un quartiere povero con una madre e una nonna analfabete in una società difficile, che vede la convivenza forzata di autoctoni arabi e coloni francesi. Se la questione algerina percorre, in una sorta di basso continuo, l’intera vicenda del romanzo manifestandosi però in tutta evidenza solamente in pochi e pur importanti episodi, è proprio qui che Amelio decide di spingere il pedale inserendo personaggi ed eventi inediti. Nel film Cormery è uno scrittore affermato che si batte per un’Algeria libera da conflitti etnici, in cui arabi e francesi convivono serenamente in una concezione comune di Patria. A scuola, il protagonista ha un compagno di classe arabo, riottoso e diffidente verso i compagni coloni, il quale si ritroverà, da adulto, con un figlio complice di un attentato; tra i due ex compagni di classe nascerà una reciproca stima quando Cormery cercherà di aiutare il figlio dell’amico rinchiuso in una cella in condizioni disumane. Gianni Amelio immagina, dunque, il seguito del romanzo incompiuto declinando abilmente uno dei nuclei tematici più pregnanti dell’opera di Camus: il concetto di Patria. La Francia qui viene vista come un luogo nebuloso, lontano, impercettibile agli occhi della madre, della nonna e di gran parte dei personaggi della vicenda, personaggi che vedono, per naturale imprinting, Algeri come “casa propria”. Ebbene, l’interesse del film riguarda proprio la personale rivisitazione del regista calabrese, il quale non solo ci ricorda episodi a noi forse lontani (è sempre utile, a riguardo, ripassarsi La battaglia di Algeri), ma si espone alla contemporaneità riferendosi apertamente a questioni come il conflitto israelo-palestinese.
Il primo uomo [Le premier homme, Francia/Italia/Algeria 2011] REGIA Gianni Amelio.
CAST Jacques Gamblin, Nino Jouglet, Maya Sansa, Catherine Sola.
SCENEGGIATURA G. Amelio. FOTOGRAFIA Luca Bigazzi, Ives Cape. MUSICHE Franco Piersanti.
Drammatico, durata 100 minuti.