SPECIALE ALFRED HITCHCOCK, II PARTE
Il ragionevole dubbio
Per Sir Alfred Hitchcock Il pensionante costituisce a tutti gli effetti il suo “primo film”, quello in cui prendono forma compiuta le caratteristiche di tutto il suo stile cinematografico. Non è difficile comprendere il perché di questa scelta, nonostante The Lodger sia la terza prova di Hitch dietro la cinepresa.
Nel 1927 l’autore londinese ha 28 anni, ed è reduce da un’esperienza tedesca come aiuto scenografo al fianco di Murnau (!) e Fritz Lang (!!). L’influenza espressionista é forse l’elemento che balza fin da subito all’occhio osservando questa “storia della nebbia londinese”. Ispirandosi alla mitologia di Jack lo Squartatore, Hitchcock ci butta nel Tamigi assieme al cadavere di una ragazza, vittima di un maniaco che si firma “The Avenger”. Quando tale Jonathan Drew si presenta alla pensione dei coniugi Bunting, il terrore prende il sopravvento, e Drew diviene il principale sospettato della polizia. Cadiamo nel vortice della paranoia anche e soprattutto grazie agli indizi “ambientali” che il regista insinua nel nostro subconscio: il trucco del protagonista, “a metà tra Wilde e Nosferatu” (per dirla con Mereghetti); la distribuzione della luce e delle ombre; l’uso degli specchi e dei loro riflessi; l’importanza delle scale, spirali che ubriacano lo spettatore. Non conoscessimo l’esito della vicenda semplicemente sospetteremmo del pensionante, al pari dell’anziana coppia e delle forze dell’ordine. È, in nuce, un’anticipazione di uno dei temi prediletti di Hitchcock: l’incubo dell’innocente ritenuto colpevole e perseguitato. Ma l’innocente in questione é ambiguo, ha sempre per le mani oggetti dalla funzione minacciosa – su tutti, l’attizzatoio – ed esprime la propria emotività con sguardi contriti e misteriosi. Eppure si innamora della figlia dei proprietari, dando vita ad un triangolo amoroso (altro topos imprescindibile) che sarà il movente per la “caccia all’untore” finale, quando l’ispettore Joe Betts – fidanzato ufficiale della giovinetta – scatenerà il linciaggio sopraffatto dalla gelosia. Sul finale si scopre dunque il reale fulcro della narrazione voluta dal maestro: il moto di tensione/orrore é veicolato dalla meschinità dell’ambiente soffocante e piccolo-borghese, in cui la massa va alla continua ricerca di news scandalose, pronta a dare sfogo ai propri istinti animaleschi. È lì, tra la folla inferocita che insegue l’uomo indifeso, che dobbiamo guardare, e non a caso Hitchcock appare come capopopolo dell’orda barbarica, davanti alla cancellata. Il resto é MacGuffin, vuoto pretesto narrativo che tiene tutto in movimento. Infatti del reale colpevole non vedremo neanche l’ombra, anche perché è del tutto superfluo conoscerne l’identità.
Il pensionante [The Lodger: A Story of the London Fog, Gran Bretagna 1927] REGIA Alfred Hitchcock.
CAST Ivor Novello, Marie Ault, Arthur Chesney, June Howard Tripp, Malcolm Keen.
SCENEGGIATURA Alfred Hitchcock, Elliot Stannard. FOTOGRAFIA Hal Young, Giovanni Ventimiglia. MONTAGGIO Ivor Montagu.
Thriller, durata 71 minuti.