SPECIALE ALFRED HITCHCOCK, II PARTE
Peccare in astuzia
Inseguire sempre la perfezione, affidandosi a storie perfette che raccontino fatti e personaggi perfetti, sempre cercando di smascherare l’inventiva e l’agire malvagio insito nell’uomo: si potrebbe riassumere così la carriera cinematografica di Hitchcock, maestro del terrore e in qualche modo sociologo dei suoi tempi. Il delitto perfetto è un’altra prova del suo estro creativo e della sua fame di rivelazione.
Originariamente dramma teatrale, il film esprime un concentrato di astuzia e genialità, che punta alla costruzione del famoso delitto perfetto ai danni della povera Grace Kelly: dopo la scena della doccia di Psyco, il tentato omicidio di Il delitto perfetto è forse una delle sequenze più famose della filmografia hitchcockiana, omaggiata anche in La morte ti fa bella di Zemeckis. La trama è nota, e rivela un progetto machiavellico che per gli anni e la società in cui uscì il film (l’America bacchettona anni ’50) diventava qualcosa di assolutamente scabroso e vietato: donna traditrice, uomo vendicativo e misogino. Non si tratta di un assassino qualunque spinto nel suo agire dal puro risentimento, si tratta di un uomo calcolatore, freddo e mostruoso per l’immediatezza e la scaltrezza con cui cerca di salvaguardare la propria innocenza. Girato in un’unica stanza, come Nodo alla gola, è un film che si avvale di dialoghi e parole per intrattenere lo spettatore, senza annoiarlo, ma anzi, facendolo perdere nei tanti giochi verbosi che porteranno alla soluzione finale. Senza particolari effetti speciali, se si esclude la stereoscopia e la riedizione negli anni ‘80, Il delitto perfetto dovrebbe essere rivisto e studiato a memoria dai registi contemporanei che fanno della suspense e del mistero la base dei loro film. Il teatro “montato” per il delitto perfetto è per Hitchcock l’ennesimo momento per dimostrarci le sfaccettature e l’ipocrisia del nostro mondo: il movente economico del marito condotto dalla moglie “omicida per caso” ad essere non solo smascherato ma anche deriso e mostrato come un fallito e inetto. Una donna, chiaramente bionda, che dimostra il suo valore macchiando sì la sua purezza con un omicidio, ma dimostrando che se “toccata” può scatenare l’inferno. Un uomo, come sempre ambiguo, che colpisce fin da subito per la sua freddezza e tranquillità, mantenuta anche nel finale in cui crolla la sua messa in scena, una situazione estrema che non lo tocca. Forse uno dei migliori Hitchcock, forse un po’ datato nei dialoghi, ma di sicuro una pietra miliare nella storia del cinema, e l’ennesimo momento per ammirare la splendida Grace Kelly. Da evitare in tutti i modi il remake del 1998 con Michael Douglas e Gwyneth Paltrow, esempio di come si possa demolire e falsare un film.
Il delitto perfetto [Dial M for Murder, USA 1954] REGIA Alfred Hitchcock.
CAST Ray Milland, Grace Kelly, Robert Cummings, Anthony Dawson.
SCENEGGIATURA Frederick Knott. FOTOGRAFIA Robert Burks. MUSICHE Dimitri Tiomkin.
Thriller/Noir, durata 105 minuti.