A PROPOSITO DI WALTER HILL…
Come si cambia, per non morire?
Lo sguardo malinconico di Mickey Rourke, i titoli di coda che scorrono sulla fotografia di Johnny insieme a Mike, l’amico che viene ammazzato durante la rapina iniziale, la musica evocativa di Ry Cooder contribuiscono, come pezzi di un puzzle, a questo ritratto di un perdente, insieme alla fotografia del Matthew F. Leonetti di Poltergeist (1982), che qui predilige i toni del grigio.
E al taglio espressionista delle inquadrature, con un’abbondanza di primi piani e dettagli, che restringono il campo visivo, determinando un effetto claustrofobico anche negli esterni. Alla dimensione collettiva de I Guerrieri della notte (1979) e de I Cavalieri dalle lunghe ombre (1980) si contrappone in Johnny il bello la focalizzazione su un unico personaggio. A livello di regia, ciò si manifesta anche attraverso l’utilizzo di soggettive, come quella in cui l’obiettivo della mdp è coperto dalla maschera per l’anestesia, nella scena in cui il protagonista è sul tavolo operatorio.
L’ottimo Mickey Rourke, attore sottovalutato e generoso, che non ha paura dei ruoli difficili, dal bukowskiano Henry Chinasky di Barfly (1987) a Francesco (1989) di Liliana Cavani, inizia il film con un trucco pesantissimo, una maschera deforme alla Elephant Man. Ma in seguito all’intervento di chirurgia plastica cui si sottopone Johnny, in questa sorta di neo-noir, con tanto di dark lady, una cattivissima Ellen Barkin, l’attore ritrova i suoi lineamenti, per poi finire nuovamente sfigurato nel finale del film. Johnny il bello, dunque, declina l’ossessione per il corpo cangiante, tipica degli anni Ottanta, nella tradizionale variante del volto inafferrabile, ridisegnato da lame affilate, in continua transizione d’identità, che dal francese Occhi senza volto (1960) arriva a Face/Off (1997), passando per il Frankenheimer di Operazione diabolica (1966). Ciononostante, Johnny è per Walter Hill un altro di quegli uomini che, come ha scritto Giulia D’Agnolo Vallan, “scelgono la libertà di non tradire mai se stessi”. Ha un volto nuovo, Johnny, ma non per questo è cambiato. L’unico che lo capisce è il poliziotto interpretato da uno strafottente Morgan Freeman. Lo sbirro sa che non basta cambiarsi i connotati per diventare un’altra persona, perlomeno nel mondo del noir, dove al destino non si sfugge facilmente. Johnny, così, è inevitabilmente condannato al fallimento, alla disfatta finale.
Johnny il bello [Johnny Handsome, USA 1989] REGIA Walter Hill.
CAST Mickey Rourke, Ellen Barkin, Morgan Freeman, Lance Henriksen.
SCENEGGIATURA Ken Friedman (dal romanzo The Three Worlds of Johnny Handsome di John Godey). FOTOGRAFIA Matthew F. Leonetti. MUSICHE Ry Cooder.
Noir, durata 94 minuti.