SPECIALE ALFRED HITCHCOCK
Quando Hitchcock inventò se stesso
Quando pensi che i saggi, i libri, i sequel, un prequel sotto forma di serie tv e un’innumerevole montagna di articoli e lettere d’amore siano sufficienti a descrivere la folgorazione causata da Psyco all’improvviso ti ritrovi davanti ad un regista semi-esordiente, Sacha Gervasi, che gira il making of romanzato di uno dei film imprescindibili per qualunque appassionato di cinema.
È evidente che la sfida sia ardua e la presunzione di dare forma ad un’opera totale sul regista e sul film sia costantemente dietro l’angolo. Perciò Gervasi opera con mano attenta su alcuni tratti caratteriali e – potremmo dire – maniacali dei personaggi, limitando l’invadenza delle mille e più curiosità che hanno accompagnato la lavorazione di Psyco nel 1960: un esempio per tutti, i censori che bloccano il film, convinti di aver visto un nudo nella scena della doccia, Hitchcock che gli manda un nuovo “giornaliero”, identico al precedente, e gli stessi censori che lo approvano. In Hitchcock è Hitchcock stesso la star, e ci scuserà sua moglie Alma, interpretata da una Helen Miller molto forte e eccessivamente bella rispetto all’originale: è Anthony Hopkins che traghetta il maestro del cinema inglese verso vette di auspicata grandezza e con esso il film verso lidi sicuri dove poter essere guardato con piacere, con una prova d’attore rispettosa e riconoscente, grande nella sua umiltà di fronte ad un uomo che è diventato, non a torto, un’icona. Ci sono poche cose che stridono nel film di Gervasi ma rischiano costantemente di minare un prodotto per altri versi molto interessante: il costante colloquio con Ed Gein (Michael Wincott) il killer che ispirò a Bloch il personaggio di Norman Bates, didascalico nel suo farsi controparte onirica dei disagi e delle ansie reali di Hitch, e la fretta con cui ci si libera di personaggi apparentemente importanti come Vera Miles (Jessica Biel). Le scelte caratterizzano ogni sceneggiatura e sarebbe sbagliato ricercare in ogni film di questo genere una summa di tutto quello che ha rappresentato. Ecco perché, così come storciamo il naso davanti ai colloqui con Gein, allo stesso modo ci emozioniamo nella scena della premiere di Psyco, con Hitchcock che da dietro la porta della sala dirige gli archi di Bernard Herrmann durante la scena della doccia, fra le urla degli spettatori. In Hitchcock non abbracciamo la visione esclusiva del regista, come avviene invece per Ed Wood di Tim Burton, ma una serie di sguardi corrispondenti ad altrettante possibilità narrative come il rapporto fra Alma e Whitfield Cook, l’emotività di Janet Leigh (Scarlett Johansson), il passato di Vera Miles, senza mai soffermarci troppo su niente, nemmeno su Psyco, che ne esce come tutti ce lo aspettavamo, senza strappi né sorprese.
Hitchcock [Id., USA 2012] REGIA Sacha Gervasi.
CAST Anthony Hopkins, Helen Mirren, Scarlett Johansson, Jessica Biel.
SCENEGGIATURA John J. McLaughlin. FOTOGRAFIA Jeff Cronenweth. MUSICHE Danny Elfman.
Biografico/Drammatico, durata 98 minuti.