RICORDO DI ENZO JANNACCI
Quando la nebbia era malinconica ma non ancora triste
Scomparso da pochi giorni, Enzo Jannacci deve la sua popolarità e la sua fama soprattutto al cabaret e alla canzone, nella sua opera perlopiù collegati; la sua attività nel mondo del cinema è stata certamente più marginale, ma non per questa poco significativa e dimenticabile.
Almeno due sono i momenti in cui Jannacci ha dato un contributo degno di nota al cinema italiano: in L’udienza di Marco Ferreri, nel ruolo dello sperso ed angosciato protagonista, per “faccia” e bravura perfetto nel far risaltare il surrealismo del grottesco incubo in cui cade il fedele a cui viene impedito di vedere il Papa. Poi, in Romanzo popolare di Mario Monicelli: qui Jannacci non recita, ma partecipa alla sceneggiatura e alla colonna sonora (Vincenzina e la fabbrica sarà il più grande successo). Insieme all’amico/collega Beppe Viola collabora con Mario Monicelli, Age e Scarpelli sia in qualità di consulente dialettale, sia nel rendere genuina e quasi palpabile l’atmosfera dei quartieri popolari milanesi già sfondo di molte sue canzoni. Infatti, oltre al consueto sguardo acuto del regista toscano, è anche grazie all’intervento di Jannacci e Viola che si riesce a respirare l’aria della vecchia Milano popolare, della nebbia che era sì malinconica ma non ancora triste, l’aria della vecchia laboriosità lombarda, non priva di allegria (quell’allegria su cui ha fatto scuola, appunto, la scuola milanese di cabaret, capace di rendere vagamente surreale proprio la quotidianità del lavoro) prima che venisse spazzata via dall’infighettamento coatto dei decenni successivi. Romanzo popolare è un’istantanea di questi ambienti in cui l’arte di Jannacci è cresciuta, fotografati negli anni settanta delle lotte operaie, della convivenza tra nord e sud, dell’emancipazione femminile e delle lotte tra l’avanzamento della modernità e le resistenze di valori arcaici. L’arma della commedia all’italiana è filtrata in parte dallo stile comico di Jannacci e Viola e soprattutto è mischiata con il melodramma: la vena malinconica, frequente in Monicelli, scorre qui molto più in superficie rispetto ad altri suoi film precedenti, ponendosi come nota più adatta per dare la sensazione dei tempi che mutano. A partire da questo film, un retrogusto sempre più amaro e una crescente mestizia saranno i toni principali della poetica del regista toscano almeno per tutti gli anni settanta. Romanzo popolare non è in assoluto uno dei film più riusciti di Monicelli, ma è mirabile l’equilibrio trovato da stili di commedia diversi e tra generi differenti, oltre ad essere un formidabile reperto storico e culturale.
Romanzo Popolare [Italia 1974] REGIA Mario Monicelli.
CAST Ugo Tognazzi, Ornella Muti, Michele Placido, Pippo Starnazza.
SCENEGGIATURA Age, Scarpelli, Mario Monicelli. FOTOGRAFIA Luigi Kuveiller. MUSICHE Enzo Jannacci.
Commedia, durata 102 minuti.