SPECIALE GIORGIO DIRITTI
Tristi tropici
Ai tempi del proposito neopapale di farsi “povero tra i poveri”, Un giorno devi andare – ispirato dalla biografia del missionario Augusto Gianola – trova terreno fertile per esprimere un bisogno di spiritualità alt(r)a, più vicina alla Chiesa delle origini e ormai perduta in fasti e scandali. Ma come già il suo maestro Olmi in Cento chiodi, Diritti risulta superficiale, con snodi narrativi spesso forzati o poco convincenti.
Il racconto di Augusta che, perso un figlio in grembo e abbandonata dal marito, lascia gli agi di casa e parte per l’Amazzonia con una suora missionaria alla ricerca di un nuovo equilibrio e della fede smarrita, ma accortasi presto delle contraddizioni dei portatori della Parola, si stabilisce in una favela di Manaus per aiutare la comunità, è ragione di dubbi e perplessità sulla riuscita di quest’opera terza. La scelta non sufficientemente motivata della regione latinoamericana – l’affermazione “se vuoi cambiare le cose devi andare dove le cose bisogna cambiarle” è decisamente aleatoria – pare infatti un retorico pretesto per un tocco esotico e selvaggio, peraltro enfatizzato da musiche ridondanti e da immagini da National Geographic: un Into the wild dove il wild è però sempre tenuto a debita distanza. Sono lontani Aguirre, furore di Dio e Fitzcarraldo a cui il regista evidentemente si rifà per le ricercate scene naturali, il cui impatto è stemperato da una Trinca più da reality che da Amazzonia, sempre ben tenuta, con orecchini, All Star e iPhone con tanto di segnale Tim sul display. Ciò che c’è di meglio nella pellicola risulta in definitiva quello che non vi appartiene direttamente, ovvero la popolazione locale che, seppur rappresentata in maniera alquanto caricaturale, diventa vero centro del film, soprattutto sul piano concettuale. Sopraffatta da un’ideologia consumistica che ha fatto perdere tradizioni, usi e costumi rendendola brutta copia di quella europea, la manauara è una comunità minacciata dall’esterno come quelle de Il vento fa il suo giro e L’uomo che verrà. Se però lì la minaccia era fisica – ingiustamente l’allevatore francese quanto giustamente i soldati nazisti – qui è culturale, segno dell’irrefrenabile annullamento identitario davanti al quale ormai non si può che constatare i limiti e gli errori del modello occidentale a cui ora i manauensi anelano, disposti a tutto per innalzare il proprio tenore di vita con un televisore, uno stereo o poco più. Cinico, barbarico annientamento di un essere arcaico.
Un giorno devi andare [id., Italia/Francia 2013] REGIA Giorgio Diritti.
CAST Jasmine Trinca, Anne Alvaro, Sonia Gessner, Pia Engleberth.
SCENEGGIATURA G. Diritti, Fredo Valla, Tania Pedroni. FOTOGRAFIA Roberto Cimatti. MUSICHE Marco Biscarini, Daniele Furlati.
Drammatico, durata 109 minuti.