SPECIALE GIORGIO DIRITTI
Un “Into the wild” all’italiana
Per il filosofo francese Michel Lacroix, le società odierne sono un misto di droga e anestesia, contenitori di impatti violenti che, se assorbiti ripetutamente, conducono l’individuo ad uno stato di sovraeccitazione tale da determinarne l’intorpidimento dei sensi.
Per i romantici l’interiorità era ricca e il mondo noioso. Oggi, l’interiorità è inaridita: si abita, con un cuore vuoto, un mondo pieno. Si è emotivamente assenti dalla propria vita, bloccati nel tempo, immobilizzati nella possibilità di crescita e evoluzione, sia esistenziale che spirituale, e per questo incapaci di muoversi verso prospettive future. La fuga geografica verso mete incontaminate allora, è spesso la soluzione ai mali dell’anima, lo scossone capace di risvegliare una voce interiore smarrita, imbavagliata. Un giorno devi andare può essere accostato ad Into the wild per come tratta la crisi intima e l’immersione nel contesto selvaggio. Entrambe le scelte dei personaggi protagonisti si rivelano atti egoistici, che causano sofferenza a qualcuno (i genitori e la sorella di Cris, la madre di Augusta), ma necessari per la ricerca del senso e della sensibilità atrofizzata, da una parte utile alla formazione di un’identità, dall’altra intrapresa per una purificazione e una rinascita. Derivante differentemente da motivi fittizi come il tedio occidentale e da eventi dolorosi come l’impossibilità di avere figli e la conseguente fine di una relazione, l’isolata apatia dei due giovani si confronta con la condivisione. Ma il merito sia di Penn che di Diritti è di non fare un’apologia del sottosviluppo, come vuole l’andazzo di parecchie pellicole figlie del senso di colpa terzomondista che assegnano alle condizioni primitive un’ideale assoluto di purezza e bellezza, ma di mostrare fratture e contraddizioni interne anche alle comunità sottratte al progresso (gli Indios), e alla natura apparentemente maestosa, ma minacciosa e gravida di pericoli (le bacche selvatiche). Ponendosi in un’ottica globale, che giudica i limiti dell’uomo indipendentemente dalle sue origini culturali. E demandando alla fine al singolo e non ai folkloristici fattori atmosferici o al mal d’Africa, al termine di un cammino voltato nuovamente all’isolamento, in un cerchio che si chiude, la scoperta della verità.
Un giorno devi andare [id., Italia/Francia 2013] REGIA Giorgio Diritti.
CAST Jasmine Trinca, Anne Alvaro, Sonia Gessner, Pia Engleberth.
SCENEGGIATURA G. Diritti, Fredo Valla, Tania Pedroni. FOTOGRAFIA Roberto Cimatti. MUSICHE Marco Biscarini, Daniele Furlati.
Drammatico, durata 109 minuti.