SPECIALE GIORGIO DIRITTI
Il vento gira e non torna mai uguale
L’esordio più importante nel cinema italiano di questo inizio secolo è stato certamente quello di Giorgio Diritti, l’unico nome che nei resoconti e nelle analisi più frequenti sul nostro cinema ha raggiunto l’onore di venire accostato al duo Garrone-Sorrentino. Diritti esordì nel 2005 con Il vento fa il suo giro, traduzione del proverbio occitano “E l’aura fa son vir”.
Girato in lingua occitana e sottotitolato in italiano in una comunità occitana dell’alta Valle Maira – nel Piemonte occidentale – il piccolo/grande film, autoprodotto, avrebbe avuto un destino comune a tante produzioni simili: grande successo in festival anche internazionali e una distribuzione ai limiti dell’invisibilità, se non fosse stato che una sala milanese lo tenne, anche grazie alla pubblicità di un noto critico cinematografico, in cartellone per quasi due anni, permettendogli così di non passare come un fantasma, diventare un piccolo caso e di offrire le sue doti a un pubblico più ampio. Quali sono queste doti, confermate nel successivo L’uomo che verrà? Una sorta di iper-realismo magico e paesaggistico che incastra perfettamente l’individuo nella natura circostante, la descrizione di piccole comunità isolate, il tocco poetico appena accennato quel tanto che basta e la rilevanza data al paesaggio che accompagna le vicende e gli stati d’animo dei protagonisti, che di frequente appaiono come elementi incorniciati in un quadro. Così, la bellezza degli scorci alpini non è mai negata, apparendo anzi spesso come una splendida cornice, ma allo stesso tempo non è da cartolina; è una bellezza depurata dagli orpelli turistici che tendono a tirare tutto a lucido, spesso inquietante e ostile tanto quanto affascinante, perfetta così per accompagnare gli stati d’animo del protagonista e l’ostracismo della comunità ospitante. Ispirandosi a una storia vera, E l’aura fa son vir è una vicenda di estrema chiusura, di allontanamento e di esclusione: un professore francese, già pastore nei Pirenei, decide di trasferirsi nella comunità occitana del film. Dopo l’iniziale idillio, emergono le gelosie, le chiusure di una comunità piccola e per di più resa ancor più chiusa dall’essere parte di una minoranza culturale e i piccoli grandi dispetti che rendono la vita impossibile al nuovo arrivato. Una vicenda fortemente locale e allo stesso tempo dai valori universali, resa efficacemente da uno stile personale, realistico ma non banale, e dallo sguardo etnografico in perfetta intesa con il “territorio” e la natura rappresentati.
Il vento fa il suo giro/E l’aura fa son vir (id., Italia 2005) REGIA Giorgio Diritti.
CAST Thierry Toscan, Alessandra Agosti, i membri della comunità.
SCENEGGIATURA Giorgio Diritti, Fredo Valla. FOTOGRAFIA Roberto Cimatti. MUSICHE Marco Biscarini, Daniele Furlati.
Drammatico, durata 110 minuti.