XX FilmForum Festival, International Film Studies Conference, 12-21 marzo 2013, Udine/Gorizia
Poesie visive
Buio in sala. L’occhio non è ancora stato incantato quando il rumore costante di un proiettore in azione comincia a stuzzicare l’orecchio. In questo modo inizia la sesta serata di proiezioni all’interno dell’edizione 2013 del FilmForum, dedicata al fotografo, pittore, regista sperimentale Paolo Gioli, attivo nell’ambiente cinematografico italiano a partire dagli anni ’60.
Per tracciare concretamente la sua idea visiva, un insieme di varie opere, tra classici e recentissimi nuovi arrivi nella personale produzione, si sono succedute senza interruzioni e senza bisogno di un accompagnamento musicale, imponendosi allo sguardo dello spettatore con la loro unica e pura forza di narrazione performativa. Persone, animali, oggetti popolano il quadro, affermano la loro presenza e vengono animati dal mezzo artistico che li attraversa influenzandoli. Nell’omaggio a Marilyn Monroe (Filmarilyn), l’icona scherza con l’obiettivo, mentre a sua volta questo gioca avido col suo corpo; in Volto sospeso al buio decine di volti ritratti su lastre fotografiche vengono sottoposti a un unico flusso cinetico, come fosse un solo singolo viso ad emergere dal buio profondo; Il finish delle figure estende lo stesso principio all’intera figura umana, agli spazi e alla loro storia. Non si tratta di un processo unilaterale: insieme al lavoro fatto sulle masse di corpi pesanti, l’immagine stessa non viene sminuita a un qualcosa di innocuo e incorporeo proiettato su uno schermo. La sua plasticità si afferma sicura: L’uomo senza macchina da presa arriva all’estremo del concetto, eliminando la cinepresa per sostituirla con un utensile costruito da Gioli stesso, un’asta cava di metallo con cinquanta piccoli fori distribuiti sulla lunghezza capaci di ritrarre simultaneamente il medesimo istante della verticalità di un oggetto, usando un movimento di macchina mai avvenuto. Interlinea pone al centro della sua riflessione la linea di divisione tra fotogrammi successivi, lo sguardo che dovrebbe concentrarsi su di lei piuttosto che lasciarsi distrarre dai frammenti di film erotico che compongono il cortometraggio. Di fatto, cosa le immagini lasciano veramente emergere è la visione del loro devoto autore, amante del fisico femminile, della corporeità della pellicola capace di animare l’inamovibile: l’esempio su tutti è Farfallio, dove si paragona il flicker cinematografico al volo di farfalle artificiali stampate su libri illustrati, un ritmo compulsivo che non può essere affiancato a nient’altro se non all’atto sessuale. Ancora e sempre si insiste sul corpo. Arte? Certamente. Ossessione? Probabilmente. Perversione? E’ semplicemente un modo giusto per essere sfrontati e parlare di poetica.