L’illusione della scelta
Una scelta in genere implica una serie di valori morali ed etici da scegliere a cui fare affidamento personalmente. Forse è proprio sotto questo punto di vista che La scelta di Barbara di Christian Petzold soffre maggiormente la sua costruzione filmica.
Eppure all’interno della pellicola gli elementi su cui basare la costruzione di questa scelta sono molteplici, a iniziare dalla necessità della protagonista, Barbara, di abbandonare la Germania dell’est per raggiungere la persona amata in occidente, lasciando una vita che però non mostra mai di soffrire veramente. Probabilmente il suo tormento è racchiuso all’interno dell’impassibilità che costituisce l’essenza del suo personaggio, maschera facciale utilizzata per non dar adito a nessun sospetto ai controllori della Stasi, ma infranta più volte così da mostrarsi solidale con una ragazza condannata al campo di prigionia. Una pellicola alla quale è impossibile sottrarre la sua protagonista, sulla quale non solo ruota tutta la vicenda, ma che deve sostenere anche il peso di una regia legata in modo quasi assistenziale alla sua presenza, come assistenziale è la figura del dottore capo, che relazionerà con la donna per tutta la durata della pellicola, necessario per esplicitare il punto tematico e narrativo della vicenda. L’incapacità di organizzare il racconto è proprio nei momenti in cui questo personaggio articola pedantemente i nuclei drammatici: l’eccessiva diluizione del narrato non porta altro che ad una perdita della centralità discorsiva, mentre Barbara stessa paradossalmente diviene personaggio separato dagli avvenimenti. La sua è una personalità mai veramente coinvolta con la scena sociale, i suoi silenzi e l’impassibilità che la contraddistinguono non le donano la carica fascinatoria sperata, lasciando al contrario un interrogativo su tutto questo. La protagonista non appare come frutto di uno scenario sociale-personale, ma al contrario inserita nello stesso così da combaciare ad una logica degli eventi, che nella sua lenta e immaginabile prosecuzione, mostra di esser già stabilita a priori.
Il tradimento di cui però è maggiormente vittima Barbara lo si riscontra nel finale, proprio in quella scelta, messa in evidenza dal titolo in italiano, dove la protagonista appare semplicemente guidata dagli avvenimenti impostigli senza esser mai determinata da una vera crescita decisionale personale.
La scelta di Barbara [Barbara, Germania 2012] REGIA Christian Petzold.
CAST Nina Hoss, Ronald Zehrfeld, Jasna Fritzi Bauer, Mark Waschke.
SCENEGGIATURA Christian Petzold, Harun Farocki. FOTOGRAFIA Hans Fromm. MUSICHE Stefan Will.
Drammatico, durata 105 minuti.