“Vuoi dire che sono un altro e che l’altro è me?”
Hanno quasi diciott’anni, Joseph e Yacine. L’uno figlio di ebrei francesi trasferitisi a Tel Aviv, l’altro di famiglia palestinese residente in Cisgiordania. Sono nati contemporaneamente, in stanze contigue, ad Haifa, il 23 gennaio 1991, il giorno in cui l’ospedale, colpito da missili Scud, è stato evacuato. Nel caos dei soccorsi, sono stati scambiati nella culla.
Joseph sogna di diventare un cantante. Ha i poster di Beatles, Led Zeppelin, Hendrix, Jagger in camera. Sa che quando si è giù di morale ascoltare canzoni tristi può aiutare a sentirsi meglio. Yacine invece vuole fare il medico. Ha studiato a Parigi, fuma il sigaro anche se “è da vecchi”. Sa che per vendere un prodotto bisogna sorridere sempre ai clienti. Il figlio dell’altra racconta, con ottimismo politicamente corretto e buone intenzioni da salotto, l’amicizia tra i due ragazzi e tra le loro famiglie, la sorpresa di scoprire di aver vissuto per anni la vita destinata a un altro. La sfida di mettersi nei panni di qualcuno che dovrebbe essere tuo nemico, ma che invece è un fratello. La difficoltà di riappropriarsi di radici culturali che non si sarebbe mai pensato di avere. Il film racconta tutto questo con uno stile semplice e sobrio, privo di orpelli e anti-spettacolare. Una regia scolastica, di inquadrature che si limitano a narrare, talvolta didascalicamente, e ad illustrare la sceneggiatura, che è ciò che sembra davvero contare nel film, il suo punto di forza insieme all’interpretazione degli attori. Lo spettatore può sorprendersi per la breve durata di molte scene, che terminano, a volte, con una frase a effetto nei dialoghi (“Guarda: Isacco e Ismaele, i due figli di Abramo” detta da Yacine a Joseph mentre si guardano allo specchio!), proprio quando ci si aspetterebbe un’evoluzione e un approfondimento delle dinamiche in atto tra i personaggi. Questo stile di montaggio, in ogni caso, ancorché alla lunga frustrante, non sottrae drammaticità alla vicenda. Dei sei personaggi principali ben cinque possono esibirsi in una scena di pianto e i sentimenti, le emozioni, comunque hanno modo di esprimersi nel corso del film. Il rischio di lasciare fuori campo tutti i momenti chiave è scongiurato, ma purtroppo non quello di rimanere nel limbo del cinema medio, senza infamia e senza lode.
Il figlio dell’altra [Le fils de l’autre, Francia 2012] REGIA Lorraine Levy.
CAST Jules Sitruk, Mehdi Dehbi, Emmanuelle Devos, Pascal Elbé.
SCENEGGIATURA Noam Fitoussi, Lorraine Levy, Nathalie Saugeon. FOTOGRAFIA Emmanuel Soyer. MUSICHE Dhafer Youssef.
Drammatico, durata 105 minuti.